Intrappolati a oltre trenta metri di profondità sotto terra: al nono piano del palazzo rovesciato della centrale idroelettrica di Enel Green Power di Bargi sul lago di Suviana, durante le ricerche di giovedì, i sommozzatori hanno individuato i corpi di tre dei quattro dispersi. Prima di mezzogiorno è stato trovato il primo, poco dopo anche un secondo e in serata il terzo. Al mattino è stato riportato in superficie il corpo di Adriano Scandellari, 57enne dipendente di Enel Green Power nato a Padova e residente a Mestre. Ingegnere elettronico, Scandellari era stato insignito del titolo di Stella al merito del lavoro e Maestro del lavoro dal presidente della Repubblica nell’aprile 2023. La quinta vittima invece è Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano. Era un tecnico della Abb. Una vita trascorsa nella zona nord di Milano, fra Niguarda e Bicocca, una passione per l’Inter, una vita fatta di viaggi per lavoro. Il suo corpo è stato recuperato subito dopo quello di Scandellari. In serata il terzo recupero, quando i sommozzatori hanno individuato il sesto corpo, quello di Alessandro D’Andrea, 37 anni, tecnico specializzato originario di Forcoli, un paese della provincia di Pisa, dove ha risieduto fino a tre anni fa prima di trasferirsi in Lombardia, insieme alla compagna, anche lei originaria delle stesse zone per lavorare per la Voith di Cinisello Balsamo (Milano). Solo uno dei lavoratori risulta ancora disperso: è Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli.

In tutto erano 15 gli operai che stavano lavorando alla messa in opera della turbina prima che l’esplosione di martedìcausata forse da un cortocircuito – trasformasse la centrale sommersa in macerie e acqua. Lo scoppio ha fatto arrivare un pezzo della turbina fino al livello -4, cioè 15-20 metri più in alto rispetto al suo posizionamento originario, al piano -8. Solo quando saranno terminate le operazioni per recuperare gli operai dispersi, sarà possibile valutare, oltre ai danni alla struttura, anche le potenziali cause dell’accaduto. “Tre dispersi lavoravano nello stesso punto e uno no. Questo fa pensare di ritrovare anche le altre persone che stiamo cercando”, ha dichiarato Francesco Notaro, direttore regionale dei Vigili del Fuoco per l’Emilia-Romagna. Proseguono infatti le complesse operazioni dei sommozzatori dei vigili del fuoco per trovare anche l’ultimo disperso: i soccorritori stanno operando nei piani -8, -9 e -10, nelle quali è impiegato un dispositivo di soccorso di 100 vigili del fuoco. Lo scenario che si trovano di fronte “è molto simile alle attività che abbiamo sviluppato nell’ambito della Costa Concordia, spiega Giuseppe Petrone, responsabile dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco. “È un ambiente a visibilità praticamente nulla, si opera al tatto ed è un ambiente ovviamente che non si presta alle attività di ricerca”.

Le difficoltà nelle ricerche – Da giorni, ha proseguito Petrone, “stiamo facendo tutto il possibile: noi le consideriamo persone in vita e non ci fermiamo mai. Le attività vanno avanti a oltranza: abbiamo fatto ricerche anche con robot filoguidati dalla superficie”. Solo la stabilizzazione dell’afflusso d’acqua nei piani allagati della centrale ha consentito la ripresa delle operazioni da parte dei sommozzatori: infatti le ricerche sono riprese alle otto di mercoledì sera, dopo una giornata passata a ristabilire le condizioni di sicurezza. Ma un altro problema è anche “l’inquinamento dell’acqua. Principalmente la notte è stata dedicata alla bonifica da uno strato di acqua che invade i locali dove è avvenuto lo scoppio: in particolare sono stati rimossi quasi totalmente gli olii e gli idrocarburi presenti in superficie”, ha spiegato il luogotenente Duilio Lenzini del centro Carabinieri subacquei di Genova.

L’inchiesta: “Accertamenti sui subappalti” – La procura della Repubblica di Bologna ha aperto un fascicolo d’inchiesta con le ipotesi di reato disastro e omicidio colposo, per ora contro ignoti. Il procuratore capo Giuseppe Amato e il sostituto Flavio Lazzarini hanno disposto alcune perizie per stabilire le cause dell’esplosione e del rogo. “Ci sono accertamenti in corso sugli appalti e i subappalti, abbiamo dato una delega per questo. Non è che il subappalto di per se stesso è un problema, è una figura giuridica prevista dal codice civile a cui tradizionalmente si ricorre per avere personalità specifiche. Non deve essere vista in ottica pregiudizialmente negativa, lo sguardo verso le competenze non deve essere ideologico. Qui noi valuteremo le condizioni delle ditte e se dal punto di vista normativo, di prevenzione e infortunistica è stato fatto tutto”, ha detto il procuratore nel corso di un punto stampa. Per le indagini verranno sentiti, appena possibile, i feriti più lievi e gli operai rimasti illesi, anche se già ieri gli investigatori hanno raccolto alcune testimonianze.

Niente autopsie – “Ieri abbiamo conferito l’incarico di un accertamento sulle tre persone decedute, con una finalità duplice, la prima di evitare di fare autopsie inutili, con violenza inutile sul cadavere di questi poveri operai, dall’altro quello di liberare il prima possibile le singole salme per consentire ai familiari di fare i funerali. Ieri lo abbiamo fatto con la visita esterna, surrogata anche da tac, che ci consente di risalire alle cause della morte in maniera certa, cause che sono già evidenti, perché al di là dell’essere uno morto per accertamento, esplosione o altro evento, chiaramente è riconducibile all’evento per cui si è verificato, quindi l’autopsia non aveva significato“, ha detto il procuratore Amato.

Il ferito grave – “Stefano ha ustioni in tutto il corpo. Non ha lesioni interne e questo può essere positivo, ma per ovvi motivi i medici non possono ancora esprimersi. Non ci resta che pregare e attendere. La speranza di tutti noi è che possa farcela”, ha dichiarato a Il Gazzettino Chiara Badin, la moglie di Stefano Bellabona, 55 anni, il tecnico di Noventa Padovana rimasto ferito nel disastro di Suivana e ricoverato a Parma. “Mio marito era a Bologna già da qualche giorno, è un professionista, non riesco ancora a capire cosa possa essere accaduto. Prego per lui, ma anche per chi non ce l’ha fatta e soprattutto per le persone che ancora risultano disperse“, ha aggiunto Bellabona è consigliere delegato della ImpelSystem, società specializzata nel rinnovamento e nella realizzazione di impianti idroelettrici di produzione, tra le aziende impegnate nel collaudo della centrale idroelettrica. Il presidente del consiglio di amministrazione è il fratello Fabio.

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