Un nuovo regolamento di trasparenza nella scelta dei candidati. Stretto tra il caso Bari e le vicende ancora in evoluzione del Piemonte, il Partito democratico prova a ripartire dalla Campania. Il commissario Antonio Misiani ha varato un nuovo meccanismo che punta alla “massima trasparenza nel processo di selezione delle candidature” per le prossime amministrative, con “verifica preventiva dell’eventuale sussistenza di condizioni ostative alla candidatura o di incandidabilità“, in riferimento al Codice etico del partito ed a quello di autoregolamentazione della Commissione Parlamentare Antimafia. Il regolamento invita anche gli iscritti a “denunciare eventuali tentativi di condizionamento, di voto di scambio, intimidazione, corruzione e concussione”.

Il testo, la cui costruzione è stata avviata da metà gennaio, riprende e rafforza analoghe iniziative assunte in passato per alcune elezioni amministrative, come quelle per i comuni di Napoli e Torre del Greco. Si prevede, tra l’altro, la sottoscrizione da parte dei candidati di una dichiarazione contenente, oltre quanto previsto dal Codice etico del partito, una serie di ulteriori vincoli politici, come la denuncia “di eventuali tentativi di condizionamento del voto, di voto di scambio, di intimidazione, di corruzione o di concussione nel corso della campagna elettorale e dell’eventuale mandato amministrativo” e “l’impegno ad attribuire priorità nel proprio percorso politico e amministrativo ai temi dell’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, del contrasto di ogni forma di criminalità organizzata e dell’educazione alla legalità”. Il mancato rispetto del regolamento comporterà l’esclusione dalle liste e la segnalazione alle Commissioni provinciali di Garanzia. Franco Roberti, europarlamentare e già procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, è stato indicato come supervisore per l’attuazione del regolamento.

All’interno del partito, però, c’è già chi lancia qualche stilettata. Come Vincenzo De Luca che ricorda come il nuovo regolamento “ribadisca e rafforzi l’attuazione di principi già presenti nel codice etico del Pd approvato nel 2008”. Una frecciata simile a quella dell’eurodeputata Pina Picierno: “Segnalo che ai candidati del Pd è richiesta da sempre la presentazione del casellario giudiziario e che il codice etico del Pd esiste dal 2008. E lo segnalo perché la questione non sono le cartuscelle da presentare, altrimenti saremmo immuni da malcostume e infiltrazioni: le cartuscelle si sa, ci sono sempre piaciute assai. La questione è invece organizzativa e politica”.

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