Parafrasando una vecchia pubblicità di una brillantina (Linetti), anche Conte, come l’ispettore Rock (nello sketch di Carosello era l’attore Cesare Polacco), ha commesso un errore: il capo dei Cinquestelle ha preso una decisione affrettata, frutto di un riflesso identitario che lo ha messo fuori strada. Dopo due giorni ci sarebbero state le primarie tra Leccese e Laforgia, quindi Conte con il suo gesto ha voluto dire ai suoi e al Pd che non si fidava del contesto in cui queste primarie si sarebbero svolte.

La legalità non è un optional, ha suppergiù affermato. Ma allora se è così dovrebbe provare a far saltare anche le elezioni comunali, denunciare il pericolo di brogli, ritirare i propri candidati e le proprie liste dalla competizione. In realtà quanto sta accadendo nel capoluogo pugliese ha poco senso politico, a mio parere, ed è frutto di una reazione istintiva poco meditata (non voglio pensare ad una levata di scudi strumentale, leggi per ‘fregare’ l’alleato). Una reazione che lavora solo per gli avversari, tanto più devastante perché sta quasi a legittimare il vergognoso invio governativo della commissione di accesso antimafia al comune.

Altro sarebbe stato, di fronte all’inchiesta di Bari, alzare alta la denuncia di quanto potrebbe ancora succedere se la politica e le forze di progresso non si riappropriano di idee e valori forti, se si rinuncia all’etica in favore dell’estetica, alla morale in favore del potere. Conte poteva farsi paladino con il suo movimento e i suoi candidati del massimo rispetto della legalità, chiamare tutti alla vigilanza, sollecitare gli alleati su questa strada. Egli insomma poteva partire da questa vicenda non per rompere con il Pd e gettare un’ombra su Leccese, persona che a quanto pare tutti dicono specchiata e con una storia personale indiscussa, ma per alzare alto l’allarme verso gli inquinamenti che la politica, anche quella della sinistra, rischia di subire se si abbassa la guardia come è successo nel passato anche recente, se non ci sono filtri di nessun genere, se il consenso vale di per sé e a prescindere. Portando, perché no, anche acqua al suo mulino elettorale.

Invece l’errore di Conte è ancora più colpevole per un’altra, non meno importante, ragione: a Bari si era, vivaddio, creato un clima molto friendly tra i competitori, un clima dove c’erano fair play e rispetto reciproco (pur nelle differenti accentuazioni programmatiche), attestazioni di stima dell’uno verso l’altro: ecco, una cosa abbastanza rara, direi quasi unica, in questo tipo di scadenze elettorali. Dunque c’erano tutte le premesse perché davvero con le primarie vincesse il migliore e perché poi si potesse lavorare da subito tutti insieme per battere la destra. Invece adesso seguiranno le polemiche, le reciproche accuse, si solleveranno sospetti, si alzerà la voce chiedendo rispetto, ognuno dal suo punto di vista: insomma si è sfarinata in pochi istanti quella che sembrava potesse costituire una bella e rara pagina di politica. Naturalmente la destra ringrazia.

Ps: quando si sarà votato per il primo turno delle comunali, se a competere ci sarà il candidato del Pd e non quello di Conte, che succede? Conte e i Cinquestelle sceglieranno lo splendido isolamento, anche a rischio di regalare il comune alla peggiore destra, o convergeranno su Leccese? Nel secondo caso però dovrebbero spiegare perché, se non c’erano le condizioni per competere, ci dovrebbero essere invece quelle per convergere. Insomma, un bel pasticcio.

Articolo Successivo

Dalla secessione al ponte sullo Stretto, la parabola di 40 anni di Lega. I militanti: “Serve un ritorno alle origini”. Romeo: “Ritrovare l’identità”

next