“Sorprende lo stop dell’Anac: è come se pezzi di Stato remassero contro l’interesse nazionale“. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini affida a non meglio precisate “fonti” uno schiaffo mediatico all’Autorità nazionale anticorruzione. Il casus belli sono i rilievi mossi all’affidamento dei lavori per la nuova diga foranea di Genova, la più importante infrastruttura finanziata (anche) con fondi del Pnrr (in realtà del fondo nazionale complementare). Il costo stimato è di 1,3 miliardi di euro: il primo lotto, da 950 milioni, è stato affidato a ottobre 2022 al consorzio PerGenova Breakwater, capeggiato da Webuild (ex Salini Impregilo). L’opera, pensata per consentire l’accesso alle banchine delle navi commerciali di più grandi dimensioni, è contestastissima dagli addetti ai lavori a causa della dubbia funzionalità, dei costi ritenuti eccessivi e delle modalità di realizzazione proibitive (dovrà essere costruita in mare aperto su fondale fangoso).

Le accuse – Nei giorni scorsi l’organismo anticorruzione ha chiuso l’istruttoria avviata a luglio, confermando le accuse iniziali: l’“omessa motivazione nell’utilizzo della procedura negoziata senza bando”, ma anche il “mancato aggiornamento dei prezzi” e l’“alterazione delle condizioni” tra la prima procedura, andata deserta per i costi troppo alti, e quella successiva. La commessa infatti era stata vinta da Webuild dopo una modifica molto favorevole richiesta dall’azienda: eventuali extra-costi dovuti a difficoltà geotecniche saranno trattati come varianti, quindi a carico dell’appaltante (l’Autorità portuale) e non dell’appaltatore, con potenziale impennata dei costi. L’aggiudicazione, peraltro, è stata già annullata dal Tar della Liguria per mancanza dei requisiti da parte del consorzio vincitore: una decisione che non avrà effetti sui cantieri – a causa della normativa speciale legata al Pnrr – ma potrebbe obbligare le casse pubbliche a un risarcimento milionario nei confronti della cordata sconfitta, formata da Eteria (gruppo Gavio-Caltagirone) Rcm e Acciona.

L’attacco del ministero – Ora le conclusioni dell’Anac saranno trasmesse alla Procura europea (Eppo), competente sui reati relativi all’uso di fondi comunitari (a Genova è già aperto un fascicolo), nonché a quella preso la Corte dei conti, che dovrà valutare la sussistenza di un danno erariale. Così dal governo mettono già le mani avanti: “La diga di Genova è un progetto di cui si parla da anni e che ha una condivisione bipartisan. I primi finanziamenti sono frutto di Paola De Micheli (Pd) e l’opera è stata inserita nel Pnrr dal governo Draghi. Il ministro Matteo Salvini, seguendo i principi di concretezza e buonsenso, ha fatto di tutto per velocizzare l’iter di un intervento fondamentale per tutto il Paese e non solo per la Liguria e il suo capoluogo”, recita la velina diffusa dal ministero. “Tutte le obiezioni sollevate dall’Autorità nazionale anticorruzione”, prosegue, “sono fortemente contestate dai nostri uffici, basti pensare che i costi dell’opera non sono aumentati e nessuna contestazione riguarda presunti fenomeni corruttivi. Si tratta di semplici osservazioni burocratiche. Salvini è pronto a procedere con assoluta determinazione, a difesa degli interessi italiani”.

La replica – Nel pomeriggio arriva la risposta dell’Authority, che ricorda come le verifiche sull’opera siano in corso già dal 2022: nel 2023 sono state segnalate “le diverse irregolarità riscontrate e le indicazioni migliorative“, che però la stazione appaltante ha ritenuto di non raccogliere. Così, con la delibera adottata il 20 marzo, le osservazioni sono state formalizzate: non però per fermare il cantiere, “il cui carattere strategico e fondamentale non viene messo in discussione, ma, al contrario, proprio per scongiurare che tale importante realizzazione possa subire blocchi o ritardi in seguito, in ragione del mancato rispetto delle procedure di legge, ponendo anche a rischio i finanziamenti Pnrr”, sottolineano dall’Anac. “Come sempre”, viene aggiunto, l’organismo “non agisce per bloccare, non avendone fra l’altro la facoltà o i poteri, ma per agevolare la realizzazione delle opere nel doveroso rispetto della legalità, delle regole di trasparenza e concorrenza, così da consentire che si intervenga in tempo, evitando quelle irregolarità che possono avere un impatto anche con riferimento all’erogazione dei finanziamenti dell’Unione europea”, si ricorda.

Il precedente – Non è la prima volta che il leader della Lega si scaglia contro l’Autorità anticorruzione: era già successo quando il suo presidente, Giuseppe Busia, in audizione alla Camera aveva criticato il decreto sul ponte sullo Stretto, bollandolo come un pericoloso favore (ancora una volta) a Webuild. “Il ponte è un diritto degli italiani, aveva replicato Salvini a brutto muso. Gli stessi toni usati adesso per difendere l’opera genovese. Mercoledì ad attaccare l’Anac era stato anche il governatore ligure Giovanni Toti: “Ancora una volta un’opera fondamentale per Genova, per la Liguria ma anche per tutto il Paese viene contestata per un vizio di forma e non di sostanza. Se qualche pubblico funzionario ha scelto la via più breve rispetto ai cavilli burocratici che avrebbe rallentato o addirittura impedito la diga, allora va premiato e dovrebbe avere la gratitudine di tutti”, ha detto. Ora si allinea all’offensiva di Salvini: “Ben comprendo il disappunto del ministero delle Infrastrutture circa il parere di Anac. In un momento in cui l’intero Paese dovrebbe remare nella stessa direzione e privilegiare il raggiungimento degli obiettivi strategici, sembra che qualcuno non riesca ad evitare di privilegiare la forma alla sostanza, la burocrazia al risultato, il ricorso alla collaborazione”, dichiara. Anche il sindaco di Genova Marco Bucci “ringrazia” il leghista: “L’intervento del ministro delle Infrastrutture a tutela di un’opera fondamentale come la nuova diga ci conforta. La presa di posizione netta assunta dal governo ci spinge a procedere con vigore per rispettare costi e tempi”.

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