A Baltimora, città dello Stato del Maryland, dopo che il ponte Francis Scott Key è crollato, è ufficialmente scattato lo stato d’emergenza. All’1.30 di notte, infatti, una nave cargo – il mercantile Dali, che batteva bandiera di Singapore ed era partita da Baltimora per dirigersi verso lo Sri Lanka – ha urtato uno dei piloni che lo sostenevano, provocando le fiamme e il crollo del ponte e la caduta in acqua di auto e persone. Cosa sappiamo ad ora dell’incidente? La nave ha avuto “un problema di alimentazione”, ma è riuscita a emettere un “mayday” prima di scontrarsi, permettendo alle autorità di fermare il traffico sul ponte, su cui si trovavano in totale 8 persone al momento del crollo, secondo quanto riferito dal segretario ai Trasporti del Maryland Paul Wiedefeld. Il governatore del Maryland, Wes Moore, in una conferenza stampa ha anche affermato che il ponte “era in una situazione di pieno rispetto dei regolamenti” e non aveva problemi strutturali.

La nave cargo al momento dell’incidente non era guidata da un membro dell’equipaggio, ma da piloti locali appositamente impiegati “per evitare incidenti come quello avvenuto” ha riferito Wiedefeld. “I piloti spostano le navi dentro e fuori il porto di Baltimora”, ha spiegato. Secondo le prime ricostruzioni, tutto lascia pensare si sia trattato di un incidente. “Non ci sono indicazioni che sia stato un atto intenzionale e stiamo valutando l’impatto sul porto di Baltimora” ha spiegato il segretario alla Sicurezza Interna, Alejandro Mayorkas, escludendo, come aveva fatto già la Polizia, che il crollo del ponte di Baltimora possa essere collegato ad un atto terroristico. Anche l’Fbi ha escluso la matrice terroristica: la divisione di Baltimora dell’agenzia governativa di polizia federale ha affermato su X che “non ci sono informazioni specifiche e credibili che suggeriscano eventuali legami con il terrorismo in questo momento”.

A causa della “perdita di propulsione“, insomma, il portacontainer ha perso il controllo e ha avvisato le autorità del rischio di collisione, come riporta anche l’Abcnews citando un rapporto non classificato della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, l’agenzia per la sicurezza cibernetica e delle infrastrutture. “La nave ha notificato al dipartimento dei Trasporti del Maryland che avevano perso il controllo e che una collisione con il ponte era possibile”, si legge nel rapporto. I piloti hanno gettato l’ancora prima dell’impatto, come parte delle procedure di emergenza avviate dopo aver perso la propulsione, ha dichiarato l’Autorità marittima e portuale di Singapore (MPA). “La società di gestione della nave, Synergy Marine Pte Ltd, ha riferito alla MPA che appena prima dell’incidente, la nave Dali aveva subito una momentanea perdita di propulsione”, si legge nella dichiarazione della MPA. “Di conseguenza, non è stato in grado di mantenere la rotta desiderata”. La nave sta attualmente mantenendo la sua posizione sul luogo della collisione ed è in condizioni stabili.

La nave è stata ispezionata 27 volte dalla sua costruzione nel 2015 e da allora ha presentato “carenze” in due casi, secondo i registri dell’Electronic Quality Shipping Information System (Equasis) consultati dalla Cnn. Nel giugno del 2023, a San Antonio, in Cile, le autorità cilene hanno segnalato una “carenza” per “macchine di propulsione e ausiliarie – indicatori, termometri, ecc.”, secondo i registri di Equasis. Ma anche nel novembre del 2016, ad Anversa, in Belgio, al Dali era stata individuata un’altra “carenza” per “condizioni strutturali” descritte come “danni allo scafo che compromettono la navigabilità”, a causa di una perforazione: come confermato dai funzionari portuali all’emittente statunitense, nel 2016 la nave è stata coinvolta in un incidente nel porto di Anversa. L’ultima ispezione effettuata risale al 9 settembre 2023, quando è stata ispezionata dalla Guardia costiera degli Stati Uniti a New York. Secondo il database, da tale ispezione non sono state rilevate carenze.

Il ponte di Baltimora è crollato per un effetto domino: è stato sufficiente un urto localizzato, come quello avvenuto da parte della nave mercantile, perché le conseguenze si ripercuotessero in tempi brevi sull’intera struttura. La causa è da ricercarsi anche nei criteri di progettazione adottati nel passato, che non consideravano adeguatamente i concetti di robustezza strutturale. “È difficile generalizzare su queste opere perché hanno un elevato grado di singolarità, ma dai video e dalle poche informazioni disponibili si può dire che si è trattato di un fenomeno di collasso progressivo”, ha spiegato all’Ansa Fabio Biondini, docente di Teoria e progetto di ponti del Politecnico di Milano. Si è trattato, prosegue, di un danno innescato da un urto localizzato, quello provocato dal passaggio del cargo, e che poi si è propagato ai componenti della struttura, determinandone il collasso complessivo. È difficile dire quanti ponti come questo siano stati costruiti: “È una tipologia diffusa, ma questo ponte – osserva l’esperto – ha comunque delle singolarità che lo rendono quasi unico. Inoltre, eventi come quello che ha portato al crollo del ponte di Baltimora hanno un carattere di eccezionalità. Bisogna poi considerare che il traffico navale oggi è molto cambiato rispetto all’epoca in cui questo ponte è stato progettato e costruito”.

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