Con la Pasqua alle porte, il mercato è esploso con un’ampia varietà di colombe e uova di cioccolato, promettendo momenti di gioia e condivisione. Ma dietro le confezioni colorate e allettanti, spesso si celano compromessi sulla qualità. Per evitare brutte sorprese, è essenziale seguire nella fase di acquisto una serie di criteri essenziali.

Prima di tutto, bisogna far caso ai prezzi reali delle Colombe. Mai soffermarsi solo su quello di vendita. Il costo al kg posto sugli scaffali potrebbe rendere evidente un fenomeno: la Shrinkflation, ovvero la riduzione delle dimensioni di un prodotto senza una corrispondente diminuzione del prezzo al kg. In soldoni: un packaging uguale, ma all’interno un alimento con un peso inferiore. Un giochetto a discapito degli ignari consumatori, che potrebbero mettere nel carrello una “colombina” da 100 g in meno rispetto al precedente anno.

Il contenuto nutrizionale è fin troppo tralasciato nelle attenzioni. Un aspetto cruciale sono gli zuccheri raffinati e i grassi, in una misura che potrebbe non essere salutare, specialmente per i bambini. Meglio prestare attenzione anche all’olio di palma, che è spesso utilizzato come sostituto economico di altri grassi più pregiati, nonostante sia pieno zeppo di grassi saturi. In pratica come fare? Nel momento della scelta si possono analizzare velocemente le etichette di 4-5 colombe, per scovare quella con meno zuccheri e grassi saturi a parità di peso, evitando così degli eccessi che possono compromettere la salute. Un elenco degli ingredienti breve e senza aggiunta di coloranti e aromi artificiali è una sempre una buona opzione. Per riconoscerli, si devono scovare in etichetta i codici indicati con la lettera E seguita da un numero, che indicano proprio questi additivi. Ad esempio, l’E171 denota la presenza di un colorante bianco a base di biossido di titanio, che potrebbe essere nella glassa. A norma di legge (D.M. del 22/07/2005) se i prodotti riportano il nome di “Colomba” in confezione devono rispettare un disciplinare di produzione che prevede il solo utilizzo di ingredienti specifici come, ad esempio, farina di frumento e uova fresche di categoria A o tuorlo d’uovo (o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo). No quindi all’albume in polvere.

Altro consiglio: il sale è un ingrediente aggiunto. Laddove vi sia, deve essere in moderate quantità. C’è poi il gusto della tradizione: c’è chi ama alla follia i canditi, e chi li odia da sempre. Per gli appassionati la percentuale corretta da ricercare in etichetta è almeno del 15%, come previsto dalla legge. Nei forni si trovano poi le pregiate colombe artigianali, che hanno ovviamente dei prezzi più alti commisurati alla prelibatezza, al tempo di lavorazione manuale e qualità delle materie prime. Sono interessanti anche alcune sperimentazioni: si trovano dolci pasquali in versione totalmente vegetale e anche senza glutine, per gli intolleranti che non vogliono rinunciare a questo piacere in tavola. Il lievito naturale, ovvero la cosiddetta “pasta madre”, che permette una lievitazione lenta degli impasti, è poi una garanzia verso una maggior digeribilità e valenza del prodotto.

Per molti non c’è Pasqua senza un uovo di cioccolato da rompere. Le notizie però non sono buone per le famiglie: il Codacons rende noti i rincari del 24% su questo prodotto, con picchi di oltre il 40% per alcuni marchi, dopo il +15,4% già registrato nel 2023. Suggerisce anche un’utile guida per i consumatori spiegando che: “Un cioccolato per essere al top dovrebbe contenere, nell’ordine: cacao in polvere e burro di cacao (pasta di cacao), zucchero, latte in polvere, aromatizzanti naturali. Il burro di cacao è l’elemento più importante: verificate, quindi, a che punto della lista si colloca”.

Invece, una scelta ecologista apprezzata da tanti è la vendita in alcuni negozi e nelle botteghe solidali di uova che contengono il cioccolato certificato dal commercio equo e solidale a basso impatto sociale e ambientale. Le uova di cioccolato, una delizia per i piccini, sono accompagnate dalle immancabili e agognate sorprese. Qui, in caso di bimbi, il problema sta proprio nel micro. Se il gioco è troppo piccolo, ha parti scomponibili o che si rompono facilmente, il pericolo ingestione da parte dei bambini non è una possibilità così recondita. Meglio che un adulto faccia un check di verifica.

C’è poi un trend virale su TikTok e Instagram in cui gli utenti sfruttano le bilance dei supermercati per capire in base al peso totale se nell’uovo c’è una determinata sorpresa. Una cattiva abitudine che ha portato moltissime catene di supermercati a vietare questa pratica. Se proprio deve essere un uovo pasquale, che sorpresa sia!

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