Poco più di due mesi all’inaugurazione. E ancora non ci sono i soldi. La proverbiale disorganizzazione italiana dei grandi eventi sportivi, dalle Olimpiadi di Milano-Cortina ai Giochi del Mediterraneo di Taranto, non risparmia nemmeno gli ormai prossimi Europei di atletica leggera a Roma. Il percorso è stato accidentato sin dall’inizio. Dai dissidi politici interni alla FederAtletica che hanno condizionato pesantemente l’operato della Fondazione (il primo Comitato fu creato appena prima delle elezioni dalla precedente gestione Giomi, e il nuovo presidente Mei ha voluto scioglierlo e rifondarlo, alle critiche di European Athletics (l’associazione continentale titolare dell’evento), fino ai dubbi sulla vendita dei biglietti, e la promozione fin qui inesistente: gli Europei hanno messo in mostra un campionario di caos e improvvisazione che ha fornito al governo un buon motivo per affossare la candidatura ai Mondiali 2027 , oltre ai rapporti non idilliaci fra il ministro Abodi e il n.1 dell’atletica Mei (considerato vicino a Matteo Salvini e per questo non particolarmente apprezzato fra le fila di Fratelli d’Italia).
Uno dei principali problemi è stata la pluralità di voci all’interno del Comitato: tutti dentro, la Federazione e il Coni, Sport e Salute e il governo, la Regione e il Comune. Un condominio ingestibile. Di recente la guida è stata affidata alla partecipata pubblica Sport e Salute, in una sorta di commissariamento, per provare a rimediare ai pasticci del passato e condurre in porto la manifestazione. Che però anche adesso che siamo ormai in vista del traguardo non può contare nemmeno sulla certezza del budget. L’evento infatti è per maggioranza a contribuzione pubblica: su un totale di circa 24 milioni di euro, oltre 13 dovrebbero arrivare dallo Stato o dagli enti locali che fanno parte della Fondazione. 8,8 li ha messi il governo, e anche se ancora l’ultima tranche dev’essere materialmente erogata, la cifra è garantita. La Regione Lazio ha dato il suo apporto con 2,5 milioni. Manca all’appello il Comune: 2 milioni di euro, promessi da anni, mai arrivati. E ora è scattato ufficialmente l’allarme.
Negli scorsi giorni l’amministratore delegato di Sport e Salute, Diego Nepi, ha scritto per conto del Cda al Campidoglio: “Si prega di volerci far pervenire evidenza scritta dell’impegno economico, pari a due milioni di euro, in tempo utile per la prossima riunione del Cda”, dunque entro fine mese. “Tale impegno – prosegue la lettera – costituisce un passaggio essenziale per approvare il budget dell’evento e garantire effettivamente l’operatività e l’organizzazione per la buona riuscita dello stesso, anche secondo i livelli internazionali richiesti”. Tradotto: senza quei soldi, sarà un Europeo al ribasso.
Dietro quest’ennesima grana si nasconde il solito rimpallo di responsabilità. La Fondazione reclama i contributi previsti, il Comune pretende prima di sapere come verranno spesi e che cosa avrà in cambio la città (vorrebbe ad esempio la ristrutturazione del Paolo Rosi o della pista di Tor Tre Teste). Gualtieri ha ereditato dalla Raggi l’impegno scritto ma non i soldi per la manifestazione, che forse sconta anche un po’ di stigma politico. D’altra parte l’amministrazione attuale è in carica da oltre due anni e c’era tutto il tempo per definire prima la situazione. Comunque sia andata, ormai è tardi per le recriminazioni.
La scadenza si avvicina e dal Campidoglio filtra la volontà di onorare l’impegno: i fondi potrebbero essere stanziati nel prossimo assestamento di bilancio ad aprile (dunque per il prossimo Cda come chiedeva la Fondazione), e potrebbero non essere nemmeno tutti. Intanto il Comitato organizzatore ha chiesto un ulteriore contributo al governo (un milione in più: difficile venga concesso) e ha preparato due diversi preventivi, per chiudere comunque in pareggio i conti: uno con i 2 milioni del Comune e uno senza. Nella seconda e peggiore delle ipotesi, si taglierà su tutto ciò che è possibile tagliare: comunicazione, promozione, eventi collaterali, attività di legacy. Poi alla fine gli Europei si faranno comunque. All’italiana.
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