Una mostra per dare spazio all’immaginazione dei bambini palestinesi. “Come mi vedo da grande?” È la domanda che Jeremy Lester, professore universitario e curatore di “Liberare l’immaginazione: Palestina 2023-2048”, ha posto ai bambini e agli adolescenti del campo profughi di Dheisheh, alla periferia di Betlemme. Il risultato è la mostra ospitata a Bologna, negli spazi di Nassau (via de’ Griffoni 5/2), aperta fino all’11 aprile e composta da due disegni per ciascun piccolo autore. Nel primo sono rappresentate le vite e le condizioni dei bambini oggi, nel secondo, invece, i piccoli sono stati incoraggiati a rappresentare i propri sogni e le speranze per una vita migliore in futuro. Il 2048 è la data immaginata, ovvero a 100 anni di distanza dalla Nakba.

La mostra è composta da 50 opere e nasce dal lavoro svolto da Lester nel campo profughi Dheisheh tra dicembre 2023 e gennaio 2024. Qui erano 3 000 i palestinesi ospitati fino al 7 ottobre, ora invece i fuggiti da Gaza sono circa 20mila e la maggioranza sono minori. Durante il periodo trascorso nel campo, “Lester ha elaborato un progetto artistico e politico di arte-terapia con un gruppo di bambini e di adolescenti tra i 5 e i 16 anni” – spiega Beppe Bottaro, organizzatore dell’esposizione e amico di Lester, a IlFattoQuotidiano.it – “con la speranza di liberare la loro immaginazione dal pantano degli incubi di cui soffrono a causa delle frequenti incursioni dell’esercito israeliano e delle condizioni di vita”.

L’obiettivo della mostra è di riportare l’attenzione sul dramma che vivono i bambini, “inevitabilmente tutti i disegni dell’oggi mostrano una rappresentazione molto negativa e drammatica” – chiarisce Bottaro. Ma la mostra vuole anche porre delle domande: “Come è possibile immaginare un futuro in mezzo alle macerie? Come possono gli occhi di un bambino elaborare l’orrore e continuare a nutrire una speranza per un domani migliore? Quale futuro attende i giovani?” – continua l’organizzatore. Quindi, in una delle rappresentazioni del presente, si vede un bambino in piedi di fianco a un gufo a simbolizzare le notti insonni, mentre nell’immagine del futuro lo stesso bimbo dorme tranquillo nel suo letto. Poi ancora sangue, manette, catene, fili spinati nei disegni del presente, mentre in quelli del futuro ci sono solo fiori, colori e creature alate finalmente libere di volare. Al momento sono almeno 14mila i bambini tra morti e dispersi e l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente, ha recentemente dichiarato che il numero di bambini uccisi in poco più di 4 mesi a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi in 4 anni di guerra in tutto il mondo.

Ad aiutare Lester nella realizzazione della mostra non è stato solo Beppe Bottaro, “siamo un gruppo di 50 amici, ci ritroviamo in una chat dove ci scambiamo spesso articoli, consigli e opinioni”. È nata proprio in quella chat l’idea di aiutare Lester a organizzare la mostra: “Diciamo spesso davanti a situazioni drammatiche che vorremmo fare qualcosa per dimostrare la nostra solidarietà, così abbiamo realizzato qualcosa che attribuisse concretezza alla nostra voglia di partecipare” – spiega Bottaro. Si tratta di un’iniziativa civica di informazione e di sensibilizzazione, “abbiamo deciso di non legarci a nessuno: abbiamo rifiutato qualsiasi sigla, associazione o partito politico. Tutto è stato realizzato e finanziato direttamente da noi”. Così, grazie al contributo economico e professionale di 50 persone, “siamo anche riusciti a mettere da parte un discreto contributo che abbiamo intenzione di inviare ai bambini del campo profughi di Dheisheh che hanno disegnato le opere” – conclude l’organizzatore.

La scelta del centro culturale Nassau come luogo per la mostra non è stata casuale, “si tratta di uno spazio underground gestito da un gruppo di giovani ragazzi e ragazze interessanti e interessati” – spiega Bottaro. Fino a ora l’affluenza è stata eccezionale, “la mostra piace e fa riflettere e ci stanno chiedendo di fare altre iniziative di solidarietà per la Palestina”. Proprio per questo la mostra è già pronta per essere esposta anche altrove: è stata infatti richiesta sia in altre città italiane che all’estero.

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