Si chiama “Psicologo dell’assistenza primaria”, ma comunemente è conosciuto come psicologo di base. È la nuova figura professionale che si sta affacciando nel panorama del nostro sistema sanitario, con l’obiettivo di rendere effettivo e gratuito il diritto all’assistenza psicologica. Un diritto percepito come sempre più urgente dalla popolazione, soprattutto in seguito alla pandemia, come dimostrano le oltre 175mila richieste di bonus psicologico arrivate all’Inps in pochi giorni. I bisogni dei cittadini sono così evidenti e avvertiti che, in assenza di una legge nazionale, negli ultimi due anni sono state le singole Regioni a muoversi d’anticipo per introdurre la figura dello psicologo di base. Ad oggi, sono già 10 quelle che hanno approvato delle leggi regionali per finanziare il servizio e avviare le assunzioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, territori in cui vive più del 60% della popolazione italiana. Per rispondere alle richieste dei territori e uniformare la norma a livello nazionale, lo scorso novembre la commissione Affari Sociali della Camera ha adottato un testo unificato che tiene insieme sette diversi disegni di legge. Secondo il testo, lo psicologo di base affiancherà i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta nei distretti sanitari e in particolare nelle case di comunità, le nuove strutture di sanità territoriale previste dal Pnrr. “Svolgerà un ruolo di primo ascolto rispetto a situazioni di disagio psicologico – spiega a ilfattoquotidiano.it David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi -. Farà colloqui, consulenze e sostegno, gratuitamente, per risolvere alla radice le situazioni meno complesse ed evitare che si aggravino. Nel caso in cui questo primo intervento non basti, sarà lo stesso professionista a indirizzare il paziente verso il servizio più adatto”.

Come spiega il presidente dell’ordine, investire nella salute e nel benessere psicologico, individuale e collettivo, comporta benefici anche da un punto di vista economico. Secondo le stime delle associazioni di categoria, ogni euro investito in psicologia fa risparmiare allo Stato tre volte tanto, nel breve e medio periodo. “Il nostro servizio sanitario deve essere improntato sui bisogni della popolazione”, spiega Lazzari. “Cinque milioni di persone avrebbero bisogno di un aiuto psicologico, ma non riescono ad accedervi né privatamente, perché non possono permetterselo, né nel pubblico, perché non ci sono abbastanza professionisti. Dobbiamo avere gli strumenti per intercettare precocemente i problemi psichici più comuni. Questi sono fattori di rischio importantissimi per la salute fisica e impattano su molte patologie, come il diabete o le malattie cardiovascolari e autoimmuni. Lo psicologo di base in questo senso può diventare anche una misura di contenimento della spesa pubblica”, spiega il presidente dell’ordine. Per farlo, però, serve una rete capillare di professionisti sul territorio. L’obiettivo del testo unico è di mettere a disposizione nei distretti sanitari uno psicologo di assistenza primaria ogni 4-7 medici di medicina generale o pediatri di libera scelta, per un totale di 5-6mila assunzioni. Ma non è ancora chiaro con quali fondi verrà finanziata una manovra del genere. Al momento pare che il Ministero della Salute conti di stanziare 25-30 milioni l’anno per l’avvio del progetto. Una cifra senz’altro insufficiente se pensiamo che solo la Lombardia, approvando lo scorso gennaio la norma regionale sullo psicologo di base, ne ha previsti 36 nel triennio 2024-2026, dodici l’anno. “Per il momento non posso commentare queste cifre perché noi non abbiamo nessuna notizia riguardo i fondi messi a disposizione dal Ministero, né se è previsto che le Regioni partecipino al finanziamento della misura. Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale – dichiara Lazzari -. Speriamo solo che le tempistiche siano brevi per la definizione dei fondi a disposizione, in modo tale che si possa procedere spediti nell’iter”.

Anche l’inquadramento contrattuale dei professionisti è in fase di definizione. Al momento c’è molta difformità tra le diverse Regioni che hanno già attivato il servizio. La normativa nazionale dovrà intervenire per ridurre queste differenze, sia per quanto riguarda l’erogazione del servizio, sia per quanto concerne l’inquadramento contrattuale dello psicologo di base. Per comprendere la disparità di trattamento, basti pensare che in Piemonte e in Campania – due Regioni in cui è già stata attivata questa figura professionale – la paga oraria degli psicologi di base è rispettivamente di 40 e di 12 euro l’ora. Una differenza di oltre il 230%. “Fino a che non ci sarà una legge nazionale, il trattamento giuridico e normativo non potrà essere lo stesso in tutta Italia”, commenta a ilfattoquotidiano.it Fabio Sordini, segretario nazionale dell’organizzazione sindacale Aupi, l’Associazione unitaria psicologi italiani. “Poiché lo psicologo di base dovrà affiancare il medico e il pediatra di famiglia, la normativa dovrà essere simile a quella che inquadra questi lavoratori – prosegue -. Gli psicologi di base non saranno dei dipendenti, saranno dei convenzionati che operano all’interno della rete di servizi del Sistema sanitario”. Questo anche perché inquadrarli come dipendenti farebbe lievitare notevolmente i costi: secondo le stime dell’Aupi, ogni singolo professionista, assunto come dipendente, costerebbe tra gli 80 e i 90mila euro annui. Una cifra che, moltiplicata per i circa 6mila professionisti previsti dal testo unificato, comporterebbe fondi oltre 10 volte superiori a quelli previsti. “Riteniamo che quella del rapporto convenzionale possa essere una proposta valida – commenta Sordini -. Pur essendo un rapporto libero professionale, vengono date delle garanzie al lavoratore”. L’ipotesi su cui si sta lavorando è quella di un contratto di 24 ore settimanali, con un compenso intorno ai 30 euro l’ora. Una presenza significativa nei distretti sanitari che però lascerebbe al professionista la possibilità di mantenere la propria attività privata. “La legge è ancora in fase di definizione ma il lavoro fatto sul testo fino ad ora ci pare accettabile – commenta Sordini -. La cosa più importante al momento era far partire il progetto, iniziare a sperimentarlo e rendersi conto dei benefici che comporta. Ci sarà tempo poi per aumentare i fondi e affinarlo. Sono dell’idea che anche se la bicicletta ha le gomme sgonfie è sempre meglio partire che restare fermi”, conclude.

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