Il ministro Valditara non perde mai occasione di mettersi contro il mondo della scuola, cioè contro gli insegnanti, le famiglie e gli studenti. Questa è la lezione che possiamo ricavare dalla vicenda della scuola di Pioltello che ha deciso un giorno di sospensione dell’attività didattica (non di vacanza come dice il senatore La Russa) in occasione della fine del Ramadan.

Casomai, un vero ministro dell’Istruzione avrebbe dovuto comportarsi in maniera opposta e difendere la scelta della scuola lombarda, per certi versi coraggiosa. Il ministro ha usato l’artiglieria pesante chiedendo all’Ufficio scolastico regionale di verificare la legittimità della delibera per arrivare evidentemente all’annullamento. Ha poi rincarato la dose, cercando di screditare l’istituto e i docenti lamentando che la scuola mostrava risultati terribilmente sotto la media delle scuole lombarde. In economia si direbbe un’azienda da chiudere.

Tra l’altro, così facendo il ministro è venuto meno anche a quel principio cardine della sua filosofia scolastica che è quello dell’autonomia. Ma che autonomia scolastica è quella che, quando viene legittimamente esercitata, subito è contestata e possibilmente repressa perché non segue i desiderata ministeriali?
Il ministro ha sbagliato nel metodo e nella sostanza.

Per anni mi è capitato di essere presidente del Consiglio di Istituto di una grossa scuola superiore della mia città. Ricordo bene che una delle prime delibere di settembre riguardava il calendario scolastico. La Regione fissa il periodo canonico dei 200 giorni, lasciando un piccolo margine di 2-3 giorni alle singole scuole. Si andava nella riunione apposita a vedere il calendario, i possibili ponti e poi si decideva. Ma appunto non decideva il Preside, oggi Dirigente scolastico, ma il Consiglio di Istituto. Il Parlamentino della scuola è formato per lo più da docenti e da genitori. Quindi la scelta sostanzialmente veniva fatta da noi genitori in accordo con i docenti. Eventualmente il Preside ci aggiornava sugli aspetti tecnici.

Immagino che i docenti e i genitori della scuola contestata abbiano avuto le loro buone ragioni per fare questo passo. Quindi nulla in contrasto a quelle regole che il ministro ha detto di voler fare rispettare. Casomai è il ministro che le ha violate in maniera sostanziale, sollevando un inutile polverone e chiedendo vessatorie ispezioni. Al ministro evidentemente la democrazia scolastica non piace.

Ha ragione la parlamentare leghista Silvia Sardoni che definisce questo giorno di sospensione preoccupante perché preannuncia la marcia trionfale della religione islamica anche nelle regioni padane, oppure il sindaco Pd di Pioltello che parla di un atto di civiltà?

Probabilmente schierarsi a favore o contro della scelta della scuola non serve a molto, e porta solo ad acuire contrasti che è compito della scuola rimuovere. I politici dovrebbero astenersi dal tirare la scuola per la giacca da una parte o dall’altra in una specie di angusto gioco degli specchi. L’autonomia scolastica serve a declinare le scelte didattiche e organizzative a seconda delle esigenze del territorio, che piaccia o no nelle stanze della seconda carica dello Stato o in quelle ministeriali.

Il ministro dovrebbe andare nella scuola Iqbal Masih di Pioltello per capire le ragioni del provvedimento, così vedrebbe anche la scuola reale che non è quella che ci racconta nei suoi libri da realismo magico, e non essere vittima di ideologie precostituite e anacronistiche, poco utili sia alla società che all’economia.

La vicenda di Pioltello mi ha fatto tornare in mente un altro episodio che ha dei contorni simili. Per anni sono stato presidente di commissione di esame di Stato nelle scuole superiori. Un anno, la famosa terza prova cadeva, da calendario, di sabato. L’ordinanza ministeriale spostava però la prova al lunedì successivo. La ragione? Per rispettare gli studenti di religione ebraica. Non lo sapevo, ma il riposo sabbatico è oggetto di speciale tutela da parte dello Stato italiano. Scelta pienamente legittima e condividibile che non ha turbato il sonno di nessuno, se non quello degli studenti che si sono visti posticipare la prova.

Non credo che possano esistere fedi religiose di serie A e di serie B, almeno a scuola. Ognuna merita rispetto nelle forme e nei modi diversi. Per i pochi, suppongo, studenti di fede ebraica si spostano le date degli esami di Stato per migliaia di studenti. La medesima apertura si dovrebbe avere nei confronti del parlamentino della scuola lombarda che per varie ragioni ha deciso, rispettando i 200 giorni canonici, di offrire un gesto di attenzione nei confronti della religione islamica.

Comunque già il nome dell’istituto, Iqbal Masih, il bambino pakistano ucciso del 1995 per la sua attività sindacale, avrebbe dovuto mettere in guardia le occhiute forze ministeriali che a Pioltello in Lombardia, il motore economico dell’Italia, suona una musica diversa che, nel bene o nel male, è quella dell’Italia del domani. Il ministro dovrebbe farsene una ragione e aiutare la scuola in questo difficile compito di traghettamento verso la società del futuro, magari aumentando le magre risorse a disposizione invece che minacciare ridicole ispezioni di stampo kafkiano.

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