Una testuggine a difesa di Antonio Decaro. Gli amministratori locali del Pd fanno quadrato attorno al sindaco di Bari dopo la decisione del ministero dell’Interno di mandare negli uffici del Comune la commissione di accesso agli atti per verificare se ci sono gli estremi per lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Da Roberto Gualtieri a Gateano Manfredi e Matteo Lepore fino a Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, sindaci e presidenti di regione si dicono “scioccati” e giudicano “molto grave” quanto sta avvenendo in seguito all’inchiesta della Dda barese che ha portato a 130 arresti in un’indagine che ipotizza anche lo scambio politico-mafioso e ha fatto finire in amministrazione giudiziaria l’Amtab, la municipalizzata del trasporto pubblico. L’avvio dell’iter a tre mesi dalle elezioni comunali ha portato Decaro a parlare di un “atto di guerra” da parte del governo mirato al “sabotaggio” della vita democratica. Un pensiero bollato come “violento” dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e una “esagerazione” dal ministro Raffaele Fitto, pugliese ed ex governatore pugliese.

“Solidarietà” a Decaro è giunta dal sindaco di Roma Gualtieri: “Molto grave quello che sta accadendo a Bari. Inaccettabile un uso politico e strumentale dei poteri che la legge assegna al governo, che costituisce un pericoloso precedente”. Altrettanto duro il primo cittadino di Bologna Lepore: “Come sindaci italiani siamo molto scioccati da questa notizia. Insieme a tutti i colleghi stiamo esprimendo massima solidarietà al presidente dell’Anci, al sindaco di Bari che è una persona che conosciamo, di grande statura morale”. Su Decaro, ha sottolineato, “siamo tutti certi che sia una persona specchiata e che questo intervento da parte del governo a gamba tesa a pochi mesi dalle elezioni a Bari sia molto sospetto”. Vicinanza a un “grande sindaco” che ha fatto una “grande battaglia di legalità” è stata espressa anche dal sindaco di Napoli Manfredi: “Poi ci possono essere tutte le valutazioni del caso ma sicuramente c’è una forte solidarietà nei suoi confronti da parte di tutti i sindaci, mia personale e questo credo sia una cosa importante”.

“Ora Decaro è in pericolo. È già sotto scorta. Se qualcuno gli dà l’impressione che il ministro dell’Interno, anziché difenderlo per le attività antimafia, lo inquisisce perché teme che ci sia qualcosa che non va per quello che ha fatto, lo si indebolisce”, ha attaccato Emiliano sottolineando come il sindaco viva da nove anni con la scorta per le minacce ricevute dai clan. “I mafiosi sono rapidissimi nel capire le cose. Sono un po’ più lenti al ministero dell’Interno”, ha aggiunto il presidente della Regione Puglia. “Stiamo esponendo il sindaco di Bari – ha detto ancora – a un grave rischio incolumità, perché quando la mafia capisce che qualcuno è stato abbandonato dallo Stato e viene strumentalizzato ai fini elettorali, rischia anche la pelle”. Secondo Emiliano, “pur senza volerlo, spero, si stanno favorendo le associazioni mafiose della città che adesso hanno la soddisfazione di vedere preoccupato per le infiltrazioni mafiose il sindaco di Bari che li ha combattuti”. Per Emiliano, il centrodestra “vuole vincere mestando nel torbido”.

Anche il governatore della Campania De Luca ha preso posizione, rivolgendosi direttamente al sindaco: “Caro Antonio, voglio inviarti in questo momento un saluto affettuoso e riconfermarti i miei sentimenti di amicizia e l’apprezzamento per il tuo lavoro di sindaco e di presidente dell’Anci. Colgo l’occasione per inviare un saluto affettuoso e cordiale alla città sorella di Bari, offesa in questo momento da iniziative che non meritano commento”, ha scritto sui social postando una foto con Decaro. Anche il leader di Azione Carlo Calenda è intervenuto: “Ricapitolando a Bari il governo di destra vuole commissariare un sindaco che vive scortato perché ha difeso la legalità, a causa di due consiglieri di destra che hanno praticato voto di scambio. Il tutto a pochi mesi dal voto. Ma siete impazziti completamente?”, ha scritto sui social.

Di segno opposto la reazione dei piani alti del governo. Per Fitto in passato “per molto meno, si sono avviate verifiche che hanno portato allo scioglimento degli organi interessati”. Il ministro degli Affari europei ha aggiunto: “Il quadro è serio. Capisco che ci sono le Europee, ma parlare di golpe, di attacco politico, davanti a una legittima attività amministrativa, mi sembra davvero esagerato”. Mentre per il sottosegretario alla Giustizia Delmastro le “violente e lapidarie parole” di Decaro “sconcertano”. L’esponente meloniano ha aggiunto: “Il provvedimento era il minimo sindacale”. Anche per il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, anche lui di Fratelli d’Italia, non c’è alcuna “propaganda politica” ma “esistono le norme che sono state seguite pedissequamente” nella vicenda di Bari: “La politicizzazione effettuata da Decaro del provvedimento annunciato dal ministro Piantedosi è fuori luogo perché il ministero ha semplicemente applicato la legge vigente. La legge è fallace e va emendata. È sufficiente infatti che nell’amministrazione ci sia un solo dipendente con relazioni con associazioni criminali per far sì che si avvii la procedura che prima istituisce una commissione d’accesso e poi si valuta l’eventuale commissariamento – ha detto a La7 – Non un sindaco, non un assessore: un semplice dipendente. Questa è la norma e non è stata fatta da Fratelli d’Italia”.

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