Si terrà il 22 marzo la prima udienza della Commissione centrale del Grande oriente d’Italia per decidere sui ricorsi elettorali presentati dopo l’elezione del nuovo Gran maestro. Non si placa la polemica all’interno della più grande obbedienza massonica del Paese. Come previsto, infatti, la questione relativa all’elezione del successore di Stefano Bisi è finita a colpi di carte bollate.

Elezioni sul filo – Ad annunciare ricorso erano stati i candidati della lista guidata da Leo Taroni, imprenditore di Ravenna che aveva posto in cima al suo programma la lotta alle infiltrazioni mafiose nelle logge e criticando aspramente la decennale gestione di Bisi. È in totale continuità con quella linea, invece, che si è candidato Antonio Seminario, già Gran maestro aggiunto, che poteva contare sul supporto dell’attuale numero uno e delle logge del Sud Italia. Alla fine, dallo spoglio, è emersa una netta spaccatura territoriale: le Regioni del Nord – dalla Lombardia all’Emilia Romagna – hanno votato soprattutto per Taroni, mentre quelle del Mezzogiorno – soprattutto la Sicilia e la Calabria – hanno sostenuto in maniera massiccia Seminario. Proprio quest’ultimo è risultato il candidato eletto, alla fine di una lunghissima riunione della Commissione elettorale nazionale. A Seminario sono stati assegnati 6.369 voti, mentre a Taroni sono andate 6.343 preferenze, soltanto 26 in meno.

Voti contestati – Le polemiche sono dovute soprattutto all’annullamento di 139 voti dello sconfitto: dalle schede, infatti, non è stato staccato il tagliandino antifrode. È per questo motivo che Taroni aveva annunciato l’intenzione di fare ricorso sia alla giustizia interna che a quella amministrativa. La Corte centrale del Goi, sezione ricorsi elettorali, si è già mossa, fissando nel 22 marzo alle ore 10 e 30 la Camera di consiglio: l’obiettivo, evidentemente, è arrivare a una decisione prima della Gran loggia di Rimini, che dovrà proclamare il nuovo Gran maestro. Un appuntamento che gli sconfitti stanno cercando di boicottare.

Pure Seminario fa ricorso – Dal decreto di fissazione udienza si scopre tra l’altro che a ricorrere contro il risultato delle elezioni non è solo la lista di Taroni. Nel documento firmato dal presidente della Corte, Alberto Moschini, si apprende che anche i candidati della lista guidata da Seminario hanno depositato un ricorso il 14 marzo, cioè quattro giorni dopo che la Commissione centrale elettorale aveva sancito la vittoria del candidato di Bisi. Fonti interne al Goi fanno sapere che la richiesta di Seminario è escludere completamente la lista di Taroni dalle elezioni, contestando la mancata sospensione dei candidati sconfitti dal Rito scozzese antico e accettato, cioè uno dei riti iniziatici della massoneria. In pratica, dopo aver ottenuto i primi tre gradi cosiddetti simbolici (apprendista, compagno e maestro), è possibile scegliere un rito per proseguire il percorso di approfondimento massonico. Il rito Scozzese – guidato da Taroni fino al 2018 – è una sorta d’elite del mondo massonico: consente di arrivare al 33esimo grado ed è quello con più iscritti a livello internazionale.

L’udienza – Nel decreto del presidente Moschini si chiede di acquisire le dichiarazioni di autosospensione di tutti i candidati dal Rsaa. Il giudice relatore Rosario Sansone dovrà inoltre acquisire il verbale originale della Commissione elettorale nazionale, che il 10 marzo ha consegnato la vittoria a Seminario, i verbali originali dell’Ufficio elettorale circoscrizionale e tutti i documenti pre elettorali. Sansone è espressamente autorizzato ad aprire i plichi sigillati. La Camera di consiglio si terrà alla Villa il Vascello, la sede del Goi a Roma, alla presenza dei rappresentanti delle due liste, del Grande oratore Michele Petrangeli e del coordinatore della commissione elettorale, Antonio Cimò. Sarà solo il primo passaggio per cercare di sanare una spaccatura, che sembra essere insanabile.

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