Quarantacinque minuti di telefonata tra Joe Biden e Benyamin Netanyahu, il primo contatto dopo oltre un mese. L’obiettivo del colloquio era quello di discutere gli ultimi sviluppi in Israele e Gaza, compresa la situazione a Rafah e gli sforzi per aumentare l’assistenza umanitaria nella Striscia, ha fatto sapere la Casa Bianca. Telefonata avvenuta nel giorno delle accuse di Borrell a Israele e mentre non sono stati ancora sciolti i nodi dei negoziati di Doha, in Qatar, tra Israele e Hamas.

“Biden ha detto a Netanyahu che l’operazione a Rafah sarebbe un errore“, lo ha riferito il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, in un briefing con la stampa sottolineando che il presidente ha espresso al premier israeliano “le sue preoccupazioni prima fra tutte per la sorte di un milione di persone”. Rafah, è stato sottolineato, “è inoltre un importante punto di passaggio degli aiuti e infine si trova al confine con l’Egitto“. Per questo Biden ha chiesto a Netanyahu di inviare un team a Washington per spiegare perché gli Stati Uniti pensano che attaccare Rafah sarebbe “un errore” che porterebbe “più caos a Gaza”. Secondo quanto riferito da Sullivan il presidente statunitense ha detto al premier israeliano che per sconfiggere Hamas “serve una strategia che funzioni“. Biden, ha detto Sullivan, “non ha lanciato minacce” a Netanyahu riguardo allo stop agli aiuti Usa, ma ha ribadito le sue preoccupazioni per la sorte dei civili a Gaza.

Dei contenuti della telefonata ha parlato anche il premier israeliano: con il presidente Usa “abbiamo parlato degli ultimi sviluppi della guerra, compreso l’impegno di Israele a raggiungere tutti gli obiettivi del confitto“, ha detto Netanyahu elencando tra questi obiettivi: “l’eliminazione di Hamas, il rilascio di tutti i nostri ostaggi e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele”. “E questo – ha sottolineato – fornendo al contempo gli aiuti umanitari necessari per raggiungere questi obiettivi”.

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