La Banca Mondiale, anche per la diversa distribuzione dei vaccini, ha parlato di “Great Divergence”, ovvero una grande frattura tra nazioni e tra le differenti classi sociali nei paesi più poveri. Ha stimato che cinquantadue economie possono recuperare i danni avuti, ma altre cinquantotto sono destinate a restare indietro. Il dramma sono le storie quotidiane di giovani, donne, di chi era già ai margini e precario, e chi non aveva investito sulla propria formazione e istruzione, con un danno incalcolabile per i bambini che affrontato blocchi parziali o totali dell’istruzione nel loro paese.

Secondo il costituzionalista Salvatore Settis, “bene comune” vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità” La formazione e la partecipazione democratica, quindi, diventano i mezzi che conducono il cittadino verso un’ampia consapevolezza dei diritti costituzionali da difendere.

L’aspetto che dovrebbe contraddistinguere qualsiasi formazione politica seria del XXI secolo è la costituzione di luoghi di formazione, aggiornamento, liberi pensatoi capaci di sviluppare il dibattito e approfondire temi centrali della dialettica politica e della società, al fine di promuovere una reale conoscenza dei problemi ma anche avvicinare giovani e società civile ad un dibattito necessario sui temi che riguardano il loro presente e futuro. Un passo strategico per tracciare la rotta verso cambiamenti utili e durevoli.

Per questo sono fiero di poter incidere in questo settore come componente del Comitato di Formazione e Aggiornamento per il Movimento 5 Stelle, presieduto da Pasquale Tridico e fortemente voluto da Giuseppe Conte che, insieme alla Scuola del Fatto Quotidiano, rappresentano due grosse novità nello scenario della politica, della formazione e dell’informazione per il cittadino del XXI secolo. Abbiamo dato vita così ad una vera sessione di formazione da febbraio a maggio con la Scuola di Formazione del M5S con i moduli formativi di amministrazione degli enti locali e beni comuni che ho ideato e moderato, e poi transizione ecologica, economia, lavoro, welfare e Europa.

La cultura può essere il nostro nutrimento, la formazione e la conoscenza la nostra leva per dar vita a una nuova dimensione della rivolta. A chi tocca, se non a noi, rivoluzionare il sistema politico globale? Non è questione di ambizione, deve essere questione di disperazione di fronte all’immobilismo verso le emergenze più gravi del nostro tempo. L’evoluzione tecnologica (intelligenza artificiale e robotizzazione), come le crisi ecologiche stanno rivoluzionando e continueranno a rivoluzionare il mondo del lavoro, della cultura, della comunicazione, dell’educazione e della formazione. Sono quattro aree fondamentali della nostra vita sulle quali non possiamo subire le decisioni degli altri, prigionieri dell’ultimo lancio tecnologico e confusi dalla pioggia di glitter.

Affidarsi alla tecnologia e all’intelligenza artificiale che sostituirà molta manodopera è come affidarsi a qualsiasi altra divinità del passato. L’incremento della produttività, dovuto dall’avanzamento tecnologico, non è necessariamente un fattore positivo se, insieme alla produttività, aumentano più velocemente le emissioni di CO2 o si esauriscono più velocemente le risorse del pianeta.

L’evoluzione e l’efficienza tecnologica non si traduce in automatico aumento della qualità della vita, né della qualità della vita lavorativa. Lo sanno i poveri, gli sfruttati, i precari, i senzalavoro, i riders, le partite Iva che sono state costrette ad un’abbraccio perenne con l’incertezza e l’ossessione sui costi, le spese e sul fatturato piuttosto che sulla vita, le relazioni e gli affetti. Equipe di specialisti interdisciplinari devono sempre di più lavorare insieme ai politici e ai cittadini sensibili su questi temi, per fare formazione, per aprire dibattiti etici, forum permanenti e per coinvolgere l’opinione pubblica. Vanno prodotti documenti, saperi pubblici, proposte progettuali e iniziative legislative e movimenti che le sostengono con piattaforme open access della politica e delle forze sociali. Perché è la conoscenza a renderci liberi.

Articolo Precedente

Attenzione all’uso dei social, anche in chirurgia estetica: un ‘follow’ non è un biglietto da visita

next
Articolo Successivo

L’articolo 3 della Costituzione parla di ‘razze’: una mia riflessione su etnie e specie

next