“Una marcia su Bruxelles” contro l’Unione europea, che “vuole costringere ad accogliere migranti e a rieducare i bambini ad accettare l’omosessualità”. Il grido di guerra arriva da Viktor Orbán, il presidente sovranista ungherese da sempre in rotta con la governance dell’Unione (di cui il suo Paese è uno degli Stati membri) su accoglienza, diritti civili e rapporti con la Russia. In un discorso pronunciato a Budapest in occasione della giornata nazionale del 15 marzo, anniversario della sollevazione del 1848 contro l’impero asburgico, Orbán ha insistito sul contrasto tra l’Ungheria e i Paesi occidentali, che “iniziano guerre, distruggono mondi, ridisegnano i confini dei Paesi e si cibano di tutto come cavallette. Noi ungheresi viviamo in modo diverso e vogliamo vivere in modo diverso. Siamo stati fregati, è il tempo della rivolta”, ha detto arringando la folla.

“Bruxelles non è il primo impero che ha messo gli occhi sull’Ungheria”, ha incalzato il presidente magiaro, accusando l’Unione di voler portare il Paese “per forza in guerra contro la Russia. I popoli europei oggi hanno paura che Bruxelles porti via la loro libertà. Se vogliamo preservare la libertà e la sovranità dell’Ungheria, non abbiamo scelta: dobbiamo occupare Bruxelles”, ha aggiunto. Un comizio rivolto a mobilitare il voto anti-europeo in vista delle elezioni comunitarie di giugno: se otterrà i 14-15 seggi che gli sono attribuiti dai sondaggi, infatti, il suo partito Fidesz potrà essere determinante nella formazione della futura maggioranza dell’Eurocamera. L’intemerata mediatica contro il sostegno a Kiev, peraltro, arriva pochi giorni dopo l’accordo trovato in sede di Consiglio Ue su uno stanziamento di ulteriori cinque miliardi in aiuti militari per il 2024.

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Consiglio Ue, accordo tra i 27 Paesi sull’uso dei profitti degli asset russi per riarmare Kiev. Confermato il piano per la “preparazione militare-civile rafforzata”

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