La vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza è diventata una lotta continua. Per salvarsi dagli attacchi prima di tutto. Ma anche pe recuperare cibo e acqua potabile e fare piccole cose quotidiane, come cambiarsi i vestiti o accedere a servizi igienici e bagni. “Siamo stati costretti a evacuare dei volte e la mia casa è distrutta” racconta una manager di Oxfam che si trova nel sud della Striscia. “Parte della mia famiglia si trova ancora nord, senza cibo e senza acqua, mentre mia mamma è scomparsa da giorni. Qui la vita è una lotta costante, per i bisogni primari, per l’acqua potabile e per trovare il cibo per i miei figli. Io ho a disposizione meno di un litro al giorno, indosso sempre gli stessi vestiti e posso fare il bagno una volta ogni dieci giorni e spesso con acqua non pulita. Nonostante questo cerco ogni giorno di rendere la vita dei miei due figli il più normale possibile. Il loro comportamento è diventato ingestibile a causa di tutto quello che devono sopportare qui. Dal 7 ottobre non hanno più istruzione e non vivono più la loro infanzia. Qui non c’è niente da fare tranne ricordare i tempi felici“. Ma anche quello non è facile. “Mio figlio non riesce a sopportare i ricordi

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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