Un appalto di 30 milioni di euro per la messa in sicurezza di uno dei torrenti più importanti della zona sud di Messina, dietro al quale emerge anche il finanziamento alla campagna elettorale per la corsa a sindaco di Maurizio Croce. Un super burocrate della Regione siciliana amato trasversalmente dalle forze politiche, candidato sindaco della città sullo Stretto con il centrodestra, ma assessore regionale con il centrosinistra.

Nipote dell’ex procuratore di Messina, Luigi Croce, cugino di Ferdinando Croce, appena nominato manager dell’Asp di Trapani dal governo di Renato Schifani, l’indagato è accusato di corruzione e finanziamento illecito. E’ finito finito ai domiciliari assieme a Francesco Carmelo Vazzana, persona di sua fiducia – ma estraneo al dipartimento regionale – che faceva da tramite con l’impresa aggiudicataria dei lavori per la messa in sicurezza. Si tratta del Consorzio Stabili Costruttori e la Scs Costruzione Edili, il cui rappresentante, Giuseppe Capizzi, costruttore ma anche sindaco di Maletto, in provincia di Catania, ha ricevuto oggi l’interdizione dal contrarre con la pubblica amministrazione. Risultano altri 8 indagati nell’indagine della Guardia di Finanza di Messina, coordinata dai pm Antonio Carchietti e Liliana Todaro, della procura guidata dal neo procuratore Antonio D’Amato.

L’inchiesta è iniziata nel 2021 dopo un controllo interforze della Prefettura per evitare l’infiltrazione della criminalità organizzata, partendo da un’indagine dai pm di Catanzaro che coinvolgeva anche Capizzi. Un’indagine partita dunque poco prima dell’inizio della campagna elettorale per la corsa a sindaco di Messina: Croce era in corsa come candidato del centrodestra, anche se aveva fatto da assessore al Territorio e Ambiente della Regione nella giunta di centrosinistra guidata da Rosario Crocetta. Proprio l’ex governatore l’aveva nominato commissario straordinario per il dissesto idrogeologico della Sicilia, ruolo in cui era stato confermato anche da Nello Musumeci, che gli rinnovò la nomina due volte, e poi anche dall’attuale presidente, Renato Schifani.

Grazie al sostegno di sinistra e destra, dunque, Croce è dunque commissario per il dissesto idrogeologico ininterrottamente dal 2017, con poteri speciali superiori a quelli di un semplice dirigente. Ruolo che gli è valso l’accusa di incompatibilità con l’incarico di consigliere comunale, guadagnato in quanto candidato sindaco sconfitto da Federico Basile, sostenuto da Cateno De Luca. In consiglio, però, Croce si è fatto vedere poco: solo 9 presenze su 167, tanto che a breve sarebbe stata votata per la seconda volta la sua decadenza. Un guaio minore per il super burocrate da oggi agli arresti domiciliari.

Secondo le accuse delle Fiamme gialle una parte del finanziamento della campagna elettorale di Croce come sindaco di Messina – circa 60mila euro – partiva proprio dall’impresa esecutrice dei lavori di messa in sicurezza del torrente messinese, per poi confluire, attraverso passaggi intermedi nei conti di persone di sua fiducia, i quali giravano poi i soldi sul conto del mandatario della campagna elettorale di Croce. Stando alle indagini coordinate dalla Procura peloritana, invece, Vazzana ha ricevuto un Rolex del valore di circa 20mila euro, ma anche lavori di ristrutturazione in un negozio di abbigliamento di sua proprietà, per un ammontare di 30mila euro. Di molto superiori le dazioni a favore dei funzionari incaricati di sovrintendere ai lavori: 80mila euro di lavori di ristrutturazione nelle loro abitazioni private, più in un caso il pagamento della retta di 7mila euro per un corso di laurea privato frequentato sempre da uno dei funzionari. Da segnalare che, durante una perquisizione, le Fiamme gialle hanno verificato che i pali effettivamente usati per la messa in sicurezza del torrente erano di numero inferiore rispetto a quelli dichiarati nel progetto. In questo modo la ditta, aggiudicatrice dell’appalto complessivo di 30 milioni di euro, ha risparmiato di 1,2 milioni. Lo scorso mese Croce e Vazzana erano stati assolti dall’accusa mossa dalla Corte dei conti, in appello, per un presunto danno erariale di 462 mila euro per la nomina di Vazzana da parte di Croce a direttore generale dell’Arpa Sicilia nel 2014, nomina poi dichiarata illegittima.

*Articolo aggiornato da redazione online alle ore 15 e 30 del 14 marzo 2024

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