La direttiva europea sulle Case Green è realtà. Dopo il complicato negoziato tra gli stati membri, la Plenaria ha dato il via libera al testo che si pone l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell’Ue. A favore hanno votato 370 eurodeputati, 199 i contrari e 46 gli astenuti. Al momento dell’approvazione l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca ha inscenato una protesta con un fischietto da arbitro, il cui suono è rimbalzato nell’Aula per diversi secondi. La presidente di turno dell’Aula ha chiesto a Ciocca di allontanarsi, definendo “deplorevole e senza precedenti” il suo gesto. I partiti italiani della maggioranza di governo hanno votato contro la direttiva, nonostante in Aula sia approdata una versione più soft, dopo l’intesa tra le istituzioni comunitarie. Durante il voto, inoltre, il Partito popolare europeo si è spaccato, ma più della metà ha seguito le indicazioni positive giunte dalla commissione Industria del Pe. Anche Renew si è divisa in Aula, con una parte minoritaria schierata contro il testo. Dall’Italia, il vicepremier Matteo Salvini su X ha bollato la direttiva come “ennesima follia europea” scrivendo che “serve un cambio di rotta per rivederla, mandando a casa le sinistre e portando a Bruxelles una nuova maggioranza di centrodestra”.

Una volta entrate in vigore le norme, l’Italia e gli altri Paesi avranno due anni di tempo per preparare, supervisionati da Bruxelles, piani nazionali di ristrutturazione, ovvero tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi.

COME HANNO VOTATO GLI ITALIANI – Anche il Terzo Polo italiano si è spaccato. Come risulta dai tabulati, infatti, Nicola Danti di Iv ha votato a favore del provvedimento, mentre Fabio Massimo Castaldo, l’ex M5S entrato in Azione, ha votato contro. Giosi Ferrandino, l’altro eurodeputato calendiano che siede in Plenaria, era invece assente. Tra gli italiani di Renew ha votato a favore della direttiva Sandro Gozi, che tuttavia nel 2019 è stato eletto in Francia. Compatto il voto della maggioranza di governo contro le case green, ma non al 100%. Dai tabulati risulta infatti che due eurodeputati azzurri, Alessandra Mussolini e Herbert Dorfmann, hanno votato a favore del testo, in dissenso rispetto al resto della delegazione azzurra ma seguendo il voto del Ppe in commissione Itre nei giorni scorsi. Tra le delegazioni italiane a favore della direttiva hanno votato Pd, M5S e Avs.

A COSA SERVE LA DIRETTIVA – Lo scopo della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.

GLI IMPIANTI E LE CALDAIE – Abbandonata l’idea delle classi energetiche armonizzate, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Eliminazione graduale per le caldaie a combustibili fossili. Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. Obiettivo finale: un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.

Articolo Precedente

Enel cede ad A2A un pezzo di rete per 1,2 miliardi: la decarbonizzazione resta sullo sfondo

next
Articolo Successivo

Qualità dell’aria, la Commissione europea apre una procedura d’infrazione contro l’Italia: “24 zone inquinate oltre i limiti”

next