Secondo Carlo Nordio servirebbe una commissione parlamentare d’inchiesta sul caso degli accessi abusivi alle banche dati. Giorgia Meloni, però, non la pensa come il suo guardasigilli. “Oggi sta lavorando la commissione Antimafia, che ha poteri di inchiesta. Bisogna vedere dove riesce ad arrivare la commissione Antimafia, poi valutare se c’è bisogno di qualcos’altro”, ha detto la premier da Trento. La capa dell’esecutivo, dunque, frena le richieste Nordio. “È anche un tema di tempistiche, per istituire una nuova commissione ci vuole qualche mese. Oggi abbiamo già una commissione che ci sta lavorando e bisogna farla lavorare nel miglior modo possibile. All’esito del lavoro della commissione Antimafia va valutato se servono altri strumenti”, ha proseguito Meloni.

Proprio dopo le audizioni dei magistrati Giovanni Melillo e Raffaele Cantone in Antimafia, il ministro della Giustizia aveva sostenuto invece che si dovesse “riflettere sulla necessità dell’istituzione di una Commissione parlamentare d’Inchiesta con potere inquirente per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rilevata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso, proprio per le parole di Cantone, è diventata ancora più seria”. Nordio aveva subito incassato il sostegno di Guido Crosetto, che con un suo esposto aveva fatto partire l’indagine sugli accessi abusivi. Ora però è arrivata Meloni a stoppare sia il suo ministro della Giustizia che quello della Difesa.

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