di Giorgio Boratto

C’è un libro di Edgar Morin del 2007, L’anno 1 dell’era ecologica. La terra dipende dall’uomo che dipende dalla terra, che ci induce a molte riflessioni: “Oggi siamo arrivati al momento storico in cui il problema ecologico ci impone di prendere contemporaneamente coscienza del nostro rapporto fondamentale con il cosmo e della nostra estraneità. Tutta la storia dell’umanità è storia di interazione tra la biosfera e l’uomo. Il processo si è intensificato con lo sviluppo dell’agricoltura che ha profondamente modificato l’ambiente ecologico. Si è creata sempre di più una sorta di dialogo (relazione complementare e al tempo stesso antagonista) tra la sfera antroposociale e la natura…”. Poi anche se il Papa ha indicato con l’enciclica Laudato sì il fattore ecologico come primario nel rapporto tra Uomini, Natura e Dio, bisogna dire che sostenere una natura divina dell’Uomo è un grave errore; bisogna smettere di considerare l’Uomo come essere soprannaturale; deve cessare anche la visione di Cartesio e Marx di figurare gli uomini come conquistatori e possessori della Natura: progetto ridicolo in quanto ci si è resi conto che il cosmo è immenso e nel suo infinito resta fuori dalla nostra portata.

Forse è da ancora troppo poco tempo che abbiamo acquisito la comprensione ecologica per cui qualsiasi sistema vivente aperto non può essere completamente indipendente. Anche l’indipendenza che avviene con l’antropizzazione crea un altro ambiente e questo disordine causato dall’uomo si ritorcerà su di esso: il modificatore fa parte del modificato.

L’uomo in specie quello ‘economico’ si muove con parametri diversi dalla compatibilità ambientale. L’uomo avrebbe bisogno di essere modellato secondo una nuova forma politica. Il modello economico e politico attuale certamente non dimostra una razionalità di comportamenti ma preferirebbe l’egoismo e le dinamiche di mercato… insomma una individualità che non manifesta una nuova coscienza umanistica ed ecologica.

Ecco che il problema ecologico si ricongiunge al problema dello sviluppo della società e dell’umanità tutta: esiste, invece, nelle nostre civiltà cosiddette sviluppate un atroce sottosviluppo culturale, mentale e umano.

Il tema ambientale dovrebbe farci riflettere ed essere un forte deterrente anche per la visione nazionalistica e imperialistica che fa scaturire le attuali guerre. Purtroppo non è così poiché chi governa la Terra non ha questa percezione: dominare il pianeta non ha alcun senso. La Terra non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo ad essa. Il vero nemico siamo noi stessi. L’ambiente dovrebbe far ridurre l’attuale politica di dominazione, di egemonia nazionale un fattore tragico-comico. Come si fa a continuare a non capire che i disastri ecologici e le minacce di annientamento nucleare sono tutte frutto di un malato senso di evoluzione della nostra civiltà.

Tutte le guerre in corso oggi sono guerre intestine; sono come una malattia auto-immune, in cui le cellule di uno stesso organismo non riescono a riconoscersi come sorelle e si fanno la guerra come nemiche, i componenti dell’organismo planetario continuano a volersi distruggere tra loro. Molte riflessioni che dovrebbero essere fatte da tutti in specie dai politici che bramano di costruire un futuro umano: senza pensare alla soluzione ecologica tutto è vano.

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