Hanno fatto un manifesto per denunciare la presunta incompatibilità del sindaco, che è pure dirigente regionale. Il primo cittadino, però, smentisce: secondo la legge il suo non è un caso d’incompatibilità ma di semplice ineleggibilità sopravvenuta. È un botta e risposta a colpi di commi quello tra i Partito democratico di Raffadali e Silvio Cuffaro, sindaco della città in provincia di Agrigento e fratello minore del più noto Totò, soprannominato Vasa vasa per la capacità di baciare sulle guance qualsiasi cosa sia a portata di smack.

La città dei Cuffaro – “A 14 anni sfilai in mezzo ad una marea di bandiere rosse, io solo, con la mia bandiera della Dc. A Raffadali erano tutti comunisti. Adesso non più. L’abbiamo decomunistizzato“, raccontava l’ex governatore della Sicilia in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti nel 2006. L’anno dopo Cuffaro junior sarebbe diventato sindaco per la prima volta, ovviamente con l’Udc. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata: l’ex presidente della Regione è stato condannato per favoreggiamento alla mafia, ha scontato cinque anni di carcere e una volta tornato libero ha rifondato la Democrazia cristiana. Il fratello, invece, nel 2020 è stato eletto per la terza volta alla guida della città in provincia di Agrigento, ma in quota Forza Italia. Due anni dopo, nel 2022, è stato nominato dirigente generale del Dipartimento finanze della Regione siciliana.

La contestazione del Pd – Ruolo che sarebbe incompatibile con la carica di sindaco, secondo la legge regionale numero 31 del 1986. Una contestazione già avanzata lo scorso anno da alcuni consiglieri comunali d’opposizione e ora formalizzata in una protesta pubblica del Pd locale. “Un piede in due scarpe, Cuffaro ad oggi ricopre la doppia carica di sindaco e di direttore generale del dipartimento delle Finanze della Regione Sicilia e quindi percepisce due indennità nonostante la cariche siano incompatibili per legge”, si legge in un manifesto diffuso dai dem. “Che i due incarichi siano incompatibili è noto, che Silvio Cuffaro ricopra entrambe le cariche anche. C’è un’incompatibilità manifesta, l’assessorato deve intervenire e Cuffaro deve scegliere: o fa il sindaco o fa il dirigente generale del dipartimento Finanze”, dice Sabrina Mangione, segretaria del Pd di Raffadali.

Il caso all’Ars – La questione è stata sollevata pure nei ranghi regionali del partito, da dove però fino a oggi non è arrivata neanche un’interrogazione parlamentare. “L’interrogazione noi possiamo farla anche domani ma con tempi di risposta che si presumono biblici visto che dovrebbe essere diretta all’assessore alle Autonomie locali“, dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana A rispondere sulla presunta incompatibilità di Silvio Cuffaro, infatti, sarebbe l’assessore Andrea Messina, esponente della Dc, il partito di Totò Cuffaro. “Il problema non è quello di fare un’interrogazione, che lascia il tempo che trova, ma di capire prima se c’è realmente l’incompatibilità con la normativa vigente”, aggiunge il capogruppo del Pd. Che però – come fa notare qualcuno all’interno del suo stesso partito – ha un passato da cuffariano: è stato segretario del gruppo universitario dell’Udc. Quando Totò Vasa vasa venne condannato Catanzaro era tra quelli che si precipitarono sotto Palazzo d’Orleans. “Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza al presidente”, disse all’epoca. Anni dopo sarebbe entrato nel Pd al seguito di Matteo Renzi e della sua corrente, per poi essere eletto capogruppo in Regione. Oggi, però, qualcuno ripesca il suo passato da cuffariano per contestare al Pd un presunto immobilismo sul caso del sindaco di Raffadali. “Questa interpretazione è assolutamente falsa e tendenziosa: evidentemente qualcuno ancora non si rassegna all’idea che io faccia parte del Pd dal 2013″, replica Catanzaro. Che poi promette: “Se c’è il supporto normativo io sono per ricorrere al Tar, anzi sono pure disposto a sostenere una parte delle spese. Se però non c’è lo strumento normativo, il sindaco rimane a fare il sindaco”.

L’autodifesa di Cuffaro – Un’ipotesi quest’ultima che è anche la preferita di Cuffaro. Il primo cittadino, infatti, smentisce assolutamente di essere incompatibile. “Intanto mi faccia dire che il manifesto del Pd parla di doppia indennità ma io ne prendo una sola, quella da sindaco. Io sono un dirigente regionale che ha vinto un concorso: prendo uno stipendio, non un’indennità”, spiega il fratello dell’ex governatore della Sicilia. Che poi comincia a citare a memoria norme e decreti: “C’è una normativa regionale siciliana che derubrica l’ineleggibilità sopravvenuta in incompabilità. Quindi io per questa legge regionale sarei incompatibile, ma nel 2013 il decreto legislativo 39, il cosiddetto decreto Cantone, disciplina i casi di inconferibilità e incompatibilità di cariche pubbliche e praticamente caduca tutte le norme regionali in contrasto con lo stesso decreto legislativo”. In pratica, secondo Cuffaro, il decreto del 2013 cancella la norma regionale che lo considera incompatibile e trasforma il suo status in una semplice ineleggibilità sopravvenuta: quando è stato eletto sindaco per l’ultima volta nel 2020, infatti, non era ancora stato nominato dirigente regionale. Cosa che si sarebbe verificata due anni dopo. Tradotto vuol dire che Cuffaro potrebbe mantenere entrambi gli incarichi ma tra un anno, quando finirà il suo mandato, non potrà ricandidarsi. “Ma dopo 15 anni, onestamente, sono un pochettino stanco”, dice lui.

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