“Abruzzo caput mundi” ho sentito dire da un paio di giorni. E mi sono detta: quasi quasi invio un Whatsapp a mia nonna che è morta senza riuscire a rientrare nella sua casa natale, inagibile dal sisma del 2009. Quello con epicentro nell’area dell’Aquila, della conca cittadina e di parte della sua provincia. Un whatsappino rapido, tipo: Ci siamo, abbi pazienza ancora un po’. Lei capirebbe al volo.

Un modo moderno e veloce per dirle: cara nonna, riposa in pace davvero adesso, perché l’Abruzzo è diventato caput mundi e i politici sono davvero motivati, anzi si stanno scannando per far capire quanto la tua Regione sia importante per ciascuno di loro. Magari, chissà, tra le varie promesse ce ne scappa una anche per la tua casa che per il solo fatto di far parte di un lotto di seconde abitazioni ha dentro ancora macerie, calcinacci e mobili da buttare perché dentro è vietato entrarci per motivi di sicurezza. Però Caput mundi, non so se rendo l’idea. Caput mundi, mica robetta.

Ti dico solo che l’Abruzzo è diventato interesse primario e cuore di serate, dibattiti, polemiche, comizi, promesse. Oggetto del desiderio di chiunque voglia farsi vedere operoso. E sarà così almeno per la prossima settimana. Michele Serra mi ha fatto sbellicare dalle risate (amare certo no, non è un comico) quando ha detto che c’è solo da aspettarsi la promessa di una rotta Pescara-Samoa. E comunque, io mi auguro che al di là di tutto questa infrastruttura venga dopo il potenziamento delle corriere che dal tuo paese di origine porta all’Aquila, visto che i pochi bambini che ancora nascono da quelle parti ci mettono due ore per arrivare a scuola. E forse sarebbe giusto che prima la scuola e poi Samoa.

Guarda, nonna, mannaggia veramente che non li vedi questi statisti, uno dopo l’altro avvicendarsi a fare complimenti dal pulpito all’unico popolo che ha visto crollare a picco una città medievale senza vederla risollevata. Ma vuoi mettere, anche ammirarne un’imperitura zoppìa ha il suo perché. Anche quella diventa storia, piano piano. Magari se la rivendono come archeologia industriale post sismica. Era una boutade, tranquilla. Te lo ricordi quando andavamo all’Aquila per comprare le lenzuola di tela d’Olanda dalla signora a piazza Duomo? Ecco, resta là con il ricordo e non ripensare a come l’Aquila te l’avevamo fatta vedere nei tg, mannaggia che sei morta con questa immagine della città dei tubi Innocenti. Così me l’aveva ribattezzata davanti un ingegnere strutturista che intervistai, dopo anni, in un reportage che partiva da Coppito, sede della Facoltà di Ingegneria, storico fiore all’occhiello dell’Università italiana.

Certo ammetterai, nonna: parliamo dell’Aquila. Non di Assisi, ricostruita in tempi di record. Mica come l’Emilia Romagna, che sì per carità, c’è stata anche l’alluvione, ma che quando il terremoto ha distrutto i capannoni ha visto in moto la macchina del Parmigiano. Per fortuna, certo. E mica pure come le Marche, anche là una tragedia ma l’attività s’è vista. Ovvio, qui siamo in Abruzzo, certo. La muove l’economia? No. Lo muove il dibattito? No. È (stato) centro di potere? No. E allora anche tu e tutti quelli nati negli anni Venti che pretendevate?

Comunque non disperiamo, dai. Caput mundi, si diceva. Forse nel frullatore di promesse pescate a casaccio nel sacco delle intenzioni elettorali a termine te la rimettono in sesto, quella tua casa che non ha mai visto una picconata per essere risistemata, qualcuno curarsene attentamente, un sindaco portare a destinazione un impegno, un consorzio vedere realizzato un iter che sia uno. Solo ipotesi di avvio di opere, rimpalli, scarichi di responsabilità e rinvii. Oppure invii. Come quelli destinati a coloro che sono finiti sulle coste. Vuoi saperli i dati di quanto sono aumentate le dipendenze (da alcol e da sostanze) dopo il decentramento di anziani, famiglie e ragazzi nelle casette e container? Meglio di no, oggi mi ero ripromessa solo belle notizie.

Ma vedrai che adesso con queste elezioni, chi sarà sarà rimetterà mano a questa meravigliosa terra che è la tua e la rigenererà. Ricchi premi e vantaggi garantiti. Già qualcuno se n’è sentito, ma fossi in te lascerei perdere, per esempio: arrosticini non sintetici e cibo doc. T’ho fatto sorridere, eh? Comunque no, non era una barzelletta, è stato detto veramente.

Certo, sempre senso della misura e andiamoci cauti con l’ottimismo, perché parliamo dell’Aquila e dell’Abruzzo. Terra di pastori e di gente operosa ma silenziosa. Di persone instancabili, uomini e donne, che anche tra le macerie trovano il modo di apparecchiare con cura e di offrire il massimo. Un massimo che in cambio non hanno mai avuto, forse proprio per questo loro carattere dignitoso. Se non piangi in questo “paese felice” ottieni ben poco.

Ma adesso sto parlando un po’ troppo. I caratteri del Whatsapp sono limitati e io devo fare una scelta. Quindi vado al sodo. Se sei in contatto con qualcuno, attraverso il pensiero, avvertili che al momento di dare il voto sarà importante avere la memoria ben salda. Io intanto mi dedico a ricordarmi delle uova sbattute in quella casa, della Ferrochina Bisleri che ci imponevi a colazione, delle ferratelle, delle bruschette con il pane abbrustolito nel camino e delle fettuccine fatte a mano con la chitarra e se c’è una sola cosa che mi dà fastidio, ma tanto, è che quella foto di noi nipoti, tutti e quattro, sta ancora lì, incastrata nella finestra a vetri sopra al tavolo in cui mangiavamo con te e con nonno, seduti dritti e guai a chi non sta composto a tavola. Sta ancora lì, insieme a tutto il resto, perché dentro a quella casa nessuno è potuto più entrare.

Ma adesso Caput mundi, e la recupereremo, vedrai, in tempi record.

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