Il crollo in borsa di Tim finisce sotto il riflettore della Consob che dopo la chiusura in picchiata di giovedì a -23,7% attiva il monitoraggio del titolo alla luce delle fortissime oscillazioni registrate in giornata, con il passaggio di mano di oltre 2 miliardi di azioni su un totale di 15. La situazione inquieta anche i vertici dell’azienda: su richiesta dell’ad Pietro Labriola è stato convocato un cda straordinario per domenica per fare il punto sul tonfo e valutare un’integrazione delle informazioni fornite al mercato alla presentazione del Piano industriale 2024-2026.

Intanto si muovono anche i sindacati. Riccardo Saccone, segretario nazionale di Slc-Cgil, torna a chiedere all’azienda più trasparenza sulla tutela dell’occupazione e al governo – azionista al 10% tramite Cdp – un’attenzione maggiore. “La reazione dei mercati alla presentazione delle linee guida di Tim per il prossimo triennio non può non destare preoccupazione, soprattutto se uno dei motivi sembra risiedere nella scarsa fiducia sulla gestione del debito. Questo è il momento della responsabilità, della chiarezza, della serietà”.

Venerdì, mentre il titolo recuperava il 4,8%, è arrivata anche la notizia dell’ingresso in Optis Bidco – il gruppo di investitori chesta acquistando Netco, il ramo d’azienda che controlla la rete telefonica – di Canada Pension Plan Investments, con un investimento di 2 miliardi di euro per prendersi una partecipazione del 17,5%. Cpp, investitore globale nel settore delle infrastrutture, che al 2023 registra 29 investimenti diretti in 13 paesi per 51,8 miliardi di dollari canadesi, ha un orizzonte di investimento di lungo termine. L’obiettivo è “fornire infrastrutture digitali di alta qualità in tutta Italia, oltre a generare rendimenti a lungo termine adeguati al profilo di rischio del fondo”, ha spiegato James Bryce, managing director e global head of Infrastructure, affermando di guardare “con ottimismo” a Netco, il primo di “numerosi investimenti infrastrutturali in Italia”. Il gruppo quindi punta a “supportare la modernizzazione della rete esistente per fornire servizi basati su fibra di alta qualità e ad alta capacità nelle aree urbane e rurali”. Il closing dell’operazione (che attribuisce all’azienda un enterprise value di circa 18,8 miliardi di euro) è previsto nell’estate del 2024.

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