Due scioperi in pochi giorni nella settimana cruciale prima delle elezioni regionali. I giornalisti del Centro, il quotidiano abruzzese più diffuso, hanno incrociato le braccia il 27 febbraio e il 5 marzo in protesta contro il “silenzio della dirigenza aziendale alle richieste e alle sollecitazioni” della rappresentanza sindacale della redazione (cdr). Un mese fa l’assemblea ha sfiduciato il direttore Piero Anchino – arrivato nel 2017 dopo le dimissioni di Primo Di Nicola – e chiede “un immediato confronto con i due azionisti di riferimento del Centro spa”, cioè Luigi Pierangeli, imprenditore della sanità privata, e Luigi Palmerini, alla cui famiglia fa capo un gruppo delle costruzioni.

L’assemblea la settimana scorsa ha sottolineato che “sono tante e tali le criticità e le problematiche, segnalate sempre in maniera costruttiva e con spirito di collaborazione, che urgono risposte in tempi brevi, indispensabili per far sì che il Centro ed ilCentro.it restino leader in Abruzzo. I giornalisti da tempo fanno sfoggio di professionalità anche di fronte a disposizioni a dir poco discutibili che arrivano dalla direzione, con cui si è ormai spezzato il rapporto di fiducia. Nel tempo il rapporto redazione-direttore si è logorato, la frattura è diventata insanabile e irrecuperabile a tal punto da compromettere irrimediabilmente anche i principi della compatibilità ambientale. Il documento di sfiducia al direttore è stato votato all’unanimità il primo febbraio scorso”.

Il 5 marzo è tornata ribadire “l’immediata necessità di rimpiazzare o rinnovare i contratti a termine (scaduti a fine gennaio) di due colleghi” perché “i mancati rinnovi, frutto di una scomposta reazione aziendale in un momento di forte tensione sindacale, stanno comportando uno sforzo senza precedenti (nell’imminenza di un importante appuntamento elettorale per l’Abruzzo), in una redazione già fortemente rimaneggiata negli anni, e rischiano di provocare un impoverimento del prodotto”. Il Sindacato giornalisti abruzzesi ha espresso in una nota la solidarietà nei confronti dei colleghi.

Il quotidiano ha fatto parte fino al 2016 del gruppo Editoriale L’Espresso. Poi è stato venduto a una cordata di imprenditori locali guidata da Alberto Leonardis, che poi ne è uscito e ha fondato una nuova società, Sae, con cui ha comprato altri quotidiani locali ex Gedi: Il Tirreno, Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena, Nuova Sardegna.

Articolo Precedente

FdI contro Report: la Rai difende le inchieste sul padre di Meloni e sulla famiglia La Russa

next
Articolo Successivo

Guerra Israele-Hamas, è strage dei giornalisti. Anche la Fnsi si associa alla denuncia di Reporter Senza Frontiere

next