Vladimir Ilic Lenin, del quale celebriamo quest’anno il centenario della morte, aveva detto tutto già più di un secolo fa: “Fermare la guerra con la rivoluzione o trasformare la guerra in rivoluzione”.

Parole di estrema attualità. L’Occidente e la snaturata Europa al suo interno rotolano inesorabilmente verso la guerra nucleare totale che rappresenterebbe la fine della civiltà umana. In una lunga e lucida intervista Manlio Dinucci analizza accuratamente i micidiali trend bellicisti in atto, dall’Ucraina al Medio Oriente, con sullo sfondo l’infame e folle intento di aggredire anche la Cina popolare.

Siamo quindi a una svolta decisiva del destino dell’umanità. L’interrogativo strategico è il seguente: riusciranno i popoli del mondo a prevenire la guerra, spodestando le cricche di politicanti venduti all’industria degli armamenti, da Biden a Von der Leyen, da Macron a Meloni? Quest’interrogativo riguarda anche e soprattutto noi popoli dell’Occidente, e in particolare i popoli europei che sono le vittime predestinate del conflitto nucleare.

L’Occidente guerrafondaio ha rapidamente buttato nel cesso i diritti umani e la democrazia che a lungo hanno costituito i suoi vanti, quantomeno sul piano propagandistico. I primi vengono violati in tutto il mondo col suo consenso, come dimostra l’atroce genocidio del popolo palestinese in corso. Anche all’interno delle frontiere del ricco Occidente si registrano crescenti violazioni dei diritti umani più elementari, con la crescita esponenziale della povertà e del potere della finanza e delle società multinazionali su ogni aspetto della nostra vita. Risorse crescenti vengono destinate agli armamenti mentre si trascurano istruzione, sanità e altri beni sociali fondamentali.

La democrazia non è più che una ridicola caricatura. Il ‘dittatorucolo’ ucraino Zelensky si arroga il diritto di chiedere a Meloni e ad altri governi di stabilire vere e proprie liste di proscrizione contro coloro che sono contrari alla guerra. La libertà d’informazione viene colpita al cuore colla persecuzione di Julian Assange, che rischia il carcere a vita per aver rivelato la verità sui crimini di guerra delle Potenze Occidentali e i complotti delle multinazionali, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto si adonta perché qualcuno ha reso pubblica l’entità dei compensi che ha percepito dal complesso militare-industriale.

Se l’Europa intera è allo sbando, come dimostrato dal voto del Parlamento europeo sulla necessità di sostenere l’Ucraina fino alla guerra con la Russia, in Italia la situazione è particolarmente inquietante per la presenza di una destra che ha salde radici ideologiche e culturali nel fascismo storico e vede nel recente folle patto tra Meloni e Zelensky l’opportunità di rinnovare i fasti dell’Armir mussoliniano, sgominato e sterminato dall’Armata Rossa.

Ridicolmente, i propagandisti della guerra strombazzano, come a loro tempo i Comitati civici, il pericolo che i cosacchi vengano ad abbeverare i propri cavalli alle fontane di piazza San Pietro. In realtà l’indipendenza nazionale italiana non esiste da lungo tempo, liquidata in omaggio ai diktat della Nato, dell’Unione europea, della finanza e delle multinazionali. Pericoli concreti sono del resto rappresentati anche dalla criminalità organizzata che prospera all’ombra dei partiti di governo e occupa da tempo interi territori.

Occorre rigettare con forza la tendenza, già troppo avanzata, alla guerra, sia nella sua versione “fredda” che in quella “calda” che inevitabilmente sarà nucleare, rilanciando invece la prospettiva della cooperazione internazionale tra tutti i popoli nel quadro di un nuovo governo multipolare e solidale del pianeta. Purtroppo le forze politiche esistenti sono o totalmente acquiescenti col quadro catastrofico che si va delineando o del tutto residuali e incapaci di opporvisi. Tra le prime occorre annoverare a pieno titolo, oltre alla destra, anche il Pd, come dimostrato dallo sconfortante andamento del recente vertice socialista europeo e dai voti in sede europea e nazionale sia sull’Ucraina che sulla Palestina.

Non bisogna però abbandonare l’iniziativa per creare un luogo di riferimento unitario, che pratichi al suo interno un’autentica democrazia partecipativa e sappia finalmente tradurre in pratica l’opposizione alla guerra, facendosi portavoce efficace della stragrande maggioranza della società italiana ed europea, che per ovvi motivi è contraria alla guerra. Occorre quindi lavorare per mettere in campo una vera e propria insurrezione delle coscienze, che in modo pacifico ma determinato sappia impedire ai folli che governano l’Italia e l’Europa di distruggere i risultati di millenni di storia umana. Tenendo presente che il tempo a nostra disposizione non è molto e che lo sviluppo delle tecnologie belliche e della portata distruttiva degli armamenti rende impraticabile la seconda delle alternative indicate a suo tempo da Lenin.

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