C’è Marianna che da Monza dove abita e lavora dovrà andare a Rivarolo del Re ed Uniti, un comune di 1.800 abitanti della provincia di Cremona senza nemmeno la stazione dei treni e Mariele che da Leonforte, in provincia di Enna sarà costretta a migrare per un giorno a Palermo, mentre Viviana da Mazara del Vallo (Trapani) andrà proprio a Leonforte, quasi trecento chilometri di viaggio in auto dal momento che la ferrovia a Pirato (Leonforte) è inattiva. Così farà Francesco che da Lodi è stato destinato a Ostiglia in provincia di Mantova e Benedetta che da Milano andrà – ci dice – “in un paese che inizia con la ‘u’ in provincia di Bergamo che non ho mai sentito nella mia vita”: Urgnano, dove anche lì si arriva o in macchina o in bus perché i binari non esistono.

Sono solo alcune delle storie dei 370mila candidati al Concorso straordinario scuola Ter che si terrà tra qualche settimana in tutte le Regioni italiane. Gli uffici scolastici regionali in queste ore stanno pubblicando le sedi dove si svolgerà la prova scritta. Coloro che aspirano ad una cattedra di ruolo stanno ricevendo la mail di convocazione da parte degli Usr e la maggior parte si è trovata convocata alle otto del mattino o nel primo pomeriggio, in paesi e città, a centinaia di chilometri dalla propria residenza, in luoghi dove non passa un treno e dove neanche esistono hotel e alberghi.

Un’odissea per i possibili futuri insegnanti che già tenteranno la “fortuna” provando a conquistare uno dei 44.654 posti messi a disposizione tra scuola dell’infanzia e primaria, secondaria di primo e secondo grado. Il criterio scelto dal ministero è stato quello della suddivisione alfabetica: non è stata presa in considerazione la località di residenza di nessuno con il risultato che nei giorni delle prove (alla faccia della sostenibilità e dell’inquinamento) migliaia di persone dovranno mettersi in auto per raggiungere luoghi che si trovano in province diverse da quelle dove hanno casa.

Domenico, docente precario a Milano, andrà a fare la prova a Breno, in provincia di Brescia; Maila, 48 anni, precaria, da Pescara andrà a L’Aquila e Lucia da Cerignola a Manduria, 250 chilometri. Spostamenti che per molti diventano un problema di famiglia e non solo. Elisa Manfredi, di Cagliari ha ricevuto la convocazione per Alghero: “Devo essere lì – racconta a “Il Fatto Quotidiano.it” – alle otto del mattino, in una piccola scuola della città. Non guido e arrivare con i mezzi pubblici servono minimo quattro ore e mezzo. Inoltre ho un bambino di due anni che non so a chi lasciare. A questo punto o pago un autista o parto la sera prima portandomi mio figlio”.

Rosaria, invece, è in una situazione paradossale: “Sono della provincia di Catania ed ho ricevuto la convocazione per Campofelice di Roccella vicino Cefalù. Non so neanche a quanto dista da casa mia perché mi trovo in Sardegna per l’anno di prova sul sostegno quindi – ci racconta – prenderò due giorni di permesso retribuito per motivi personali; partirò giovedì sera per raggiungere in tempo l’aeroporto di Cagliari, atterrare a Palermo, farmi due ore di treno e andare a fare gli esami il venerdì. Nel mio caso si combinano le difficoltà della Sardegna a quelle della Sicilia in fatto di mobilità”.

Chi ha deciso le sedi non ha tenuto in considerazione nemmeno i casi di salute come quello di Carlo: “Da Galatone – spiega – mi ritroverò a Giovinazzo, il 13 marzo. Potrebbe non essere un problema così eclatante, molti colleghi faranno anche più strada di me ma ho mia moglie sulla sedia a rotelle e ha bisogno di me anche solo per andare in bagno. La Legge 104 non rientra tra i motivi per i quali richiedere una sede diversa. Con il lavoro mi gestisco ma fare un viaggio di questo tipo lasciandola a casa mi preoccupa non poco. Considerando poi che colleghi che conosco e che hanno il cognome con la mia stessa iniziale, concorrendo sulla mia stessa classe di concorso e non presentando alcuna difficoltà negli spostamenti sono stati tuttavia assegnati a una sede vicino casa, non riesco proprio a capire quali criteri siano stati utilizzati per le convocazioni”.

Di problemi i candidati al concorso ne mettono in evidenza tanti, al punto che per qualcuno c’è di peggio che lo spostamento. E’ il caso di Stefania, insegnate alle medie d’inglese che da Forlì sarà obbligata a recarsi Montecchio in provincia di Reggio Emilia: “Andrei anche a Londra se ci fosse una selezione che tiene conto della situazione come la mia. Faccio parte di quegli insegnanti che nel 2020 fecero il concorso. Nella nostra Regione per un problema con i commissari d’esame le prove orali si sono protratte fino al mese scorso. Ora che hanno indetto la nuova selezione in molti hanno scelto di venire in Emilia perché qui ci sono più posti messi a disposizione che altrove ma noi – che ancora non sappiamo se abbiamo passato il precedente – non avremo alcuna precedenza, alcun punteggio in più”. Un problema sollevato anche da Eleonora Impelluso, 40 anni, precaria che da Floridia dovrà andare a Palermo, “256 chilometri di strade interrotte, tre ore di strada”, ci racconta. Per Benedetta che ha nel cassetto due lauree e fa l’insegnante di lettere per passione in un tecnico di Milano sarà una “sorpresa” recarsi a Urgnano, in provincia di Bergamo ma per lei il problema è un altro: “La prima prova avrà la maggior parte delle domande che riguarderanno le conoscenze e le competenze in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico, inclusi gli aspetti relativi all’inclusione e alla valutazione. E’ giusto che un docente ne sappia di pedagogia ma qui serve un’altra laurea per poter affrontare questo concorso!”.

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