Anche Piersilvio Berlusconi è nella lista di coloro che caldeggiano la fusione fra RaiWay ed EiTowers. Aumenta così la probabilità che il progetto possa realizzarsi, a scapito dell’altra ipotesi, la cessione della quota azionaria eccedente il controllo da parte di Rai. Qualora il primo progetto si realizzasse, si avrebbe un polo “unico” per il segnale televisivo, mentre il polo “unico” sulla Rete, che è la priorità industriale, incontra a tutt’oggi difficoltà a realizzarsi.

Stiamo parlando delle due principali società delle “torri”, cioè operatori che hanno il compito di trasmettere e diffondere il segnale radiotelevisivo nel nostro territorio, che orograficamente è piuttosto complesso e quindi richiede una capillare copertura del segnale.
EiTowers è una società che è nata all’interno del gruppo Mediaset; ora appartiene per circa il 60% al fondo “istituzionale” F2i, mentre Mediaset continua a possedere la restante quota. Già nel 2015, EiTower aveva lanciato un’Opas per il conseguimento di almeno il 67% del capitale sociale di RaiWay. La mossa sorprese tutti perché ritenuta di impossibile realizzazione. Si sapeva che all’atto del collocamento di RaiWay il Governo aveva riservato allo stato il mantenimento del 51% delle azioni. Infatti la proposta decadde subito, bocciata della Consob e dell’Antitrust.

RaiWay è nata all’interno di Rai (la ex Direzione Tecnica) ed è stata quotata nel 2014. La capogruppo detiene il 65% delle azioni e contribuisce per l’86% del totale dei ricavi di RaiWay. La società, dall’analisi dei bilanci, è un piccolo “gioiello” di azienda. I suoi fondamentali economici sono positivi, così come i ricavi sono sempre in crescita. La sede della società è ubicata all’interno del centro di produzione Rai di via Teulada, ma sembra che dalla casa-madre non abbia preso i “vizi” gestionali. Va aggiunto che le fortune della società sono derivate anche dal fatto che Rai ha concesso a RaiWay, prima della quotazione in Borsa e per favorire l’arrivo degli investitori, un lauto compenso per le attività svolte a favore della capogruppo. In questo modo Rai ha portato a casa una consistente plusvalenza, motivo principale per cui la quotazione in borsa fu attuata.

Nel 2022, il Governo Draghi ha stabilito che “Rai poteva abbassare la quota di partecipazione a RaiWay fino al limite del 30%”, assicurando “la definizione di appropriati accordi di gestione e governance” e garantendo la “massima diffusione dell’azionariato”. A questo punto si confrontano, come detto, due ipotesi: la fusione con EiTowers, sostenuta dai fondi, in quanto valorizzerebbe maggiormente la nuova azienda, oppure la vendita da parte di Rai delle quote azionarie eccedenti. Nella seconda ipotesi la Rai, sempre alla ricerca di ricavi aggiuntivi, potrebbe incassare una cifra consistente dalla cessione di parte della sua quota (la capitalizzazione di RaiWay è pari a circa 1,3 miliardi). La prima ipotesi potrebbe incontrare ostacoli da parte dell’Antitrust.

Va considerato inoltre che potrebbero entrare in gioco anche le società delle Torri di telecomunicazioni, come Inwitt, che gestisce le attività e le infrastrutture wireless di Telecom e Vodafone, e il colosso spagnolo Cellnex (3.495 milioni di ricavi), società che annovera fra i suoi azionisti anche il gruppo Benetton. L’avvicinarsi dell’attivazione del 5G determinerà scossoni nel settore delle torri, e di riflesso sulla televisione e sulle telecomunicazioni. Speriamo che il sistema-Paese non esca indebolito da questo risiko industriale.

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