L’obesità rappresenta una minaccia per la salute globale più grave della fame. Il 4 marzo 2024 ricorre il World Obesity Day, la giornata mondiale per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso, che con oltre un miliardo di persone clinicamente obese (più di una su otto nel mondo) rappresenta oggi la principale forma di malnutrizione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. L’obesità, infatti, è la quinta causa di morte, essendo associata a numerose patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro, gravando fortemente anche sulle spese sanitarie nazionali.

I dati – Secondo il Rapporto 2022 dell’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i tassi di sovrappeso e obesità hanno raggiunto proporzioni epidemiche in questa parte del mondo. Dal documento emerge che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità (le stime pubblicate sono calcolate utilizzando le curve OMS). Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione. Nel 2022, in Italia, una persona su 10 risultava affetta da obesità, mentre il 45,9% risultava in eccesso di peso (dati ISTAT e Ministero della Salute). Complessivamente, quindi, in Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte obese. I dati sono particolarmente allarmanti guardando alla popolazione giovanile: nel biennio 2020-2022, circa 2 milioni e 130 mila bambini e adolescenti italiani erano in eccesso di peso (25,2% della popolazione di 3-17 anni) (Dati Okkio alla Salute – Istituto Superiore di Sanità). Dal momento che chi è afflitto da obesità in età giovanile ha maggiori probabilità di soffrire della condizione anche in età adulta, i dati di prevalenza potrebbero aggravarsi ulteriormente nei prossimi decenni. Oggi riguarda un miliardo di persone, ma secondo le stime del World Obesity Atlas pubblicato dalla Federazione mondiale dell’obesità (Wof), senza azioni efficaci, nel 2035 si arriverà a 1,9 miliardi di persone obese. A livello mondiale, l’obesità tra gli adulti è più che raddoppiata dal 1990, ed è quadruplicata tra i bambini e gli adolescenti (dai 5 ai 19 anni di età).

Patologie correlate: il diabete – Obesità e diabete si influenzano negativamente a vicenda: uno tira l’altro, tanto da aver portato alla nascita di un neologismo che li comprende entrambi, la diabesità. I chili in eccesso moltiplicano i rischi di diabete, 6 volte negli uomini, dieci volte nelle donne. E questo vale anche per i bimbi. Lo evidenziano gli esperti della Società italiana del diabete (Sid), in vista della Giornata mondiale dell’obesità che si svolge il 4 marzo. Secondo l’ultimo rapporto “Childhood Obesity Surveillance Initiative” dell’Ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’Italia si colloca al quarto posto in Europa per prevalenza di sovrappeso e obesità, di poco al di sotto del 40%, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna. Per la prevalenza della sola obesità, invece, il nostro Paese è al secondo posto in Europa. “Un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di diventare un adulto obeso ad alto rischio diabete – spiega Angelo Avogaro, presidente Sid – Nel contrasto a questo fenomeno, oltre a una sana e varia alimentazione, serve un’attività fisica quotidiana, in Italia poco ancora troppo poco diffusa: il 44,8% degli adulti non pratica un adeguato livello di esercizio, mentre questa percentuale raggiunge addirittura il 94,5 % nei bambini, ultimo Paese Ocse”. “Una letteratura ormai consolidata – ricorda il diabetologo – ci dice che anche una diminuzione del 5% del peso diminuisce il rischio di diabete del 40%, con un miglioramento clinico significativo dell’emoglobina glicata e della pressione arteriosa. Perdite di peso anche moderate hanno migliorato non solo i più comuni fattori di rischio, ma anche esiti di malattia come steatosi epatica e apnee notturne nelle persone con diabete di tipo 2″.

Stigma sociale – L’aumento esponenziale dei casi di obesità infantile e adolescenziale in Italia, primo paese in Europa per numero di casi di obesità in età pediatrica, desta particolare preoccupazione anche a causa degli episodi di bullismo ad esso associati. L’88% dei pazienti affetti da obesità dichiara aver subito aggressioni verbali e insulti a causa del peso almeno una volta nella vita. Tale fenomeno sembra essere particolarmente diffuso nel contesto scolastico e nel gruppo dei pari, con un effetto traumatico che potenzia l’uso emotivo del cibo, impiegato “confort food”, e che innesca un circolo vizioso responsabile del mantenimento dei comportamenti disfunzionali. Un tema che sta al centro di “Cuori Invisibili”, libro curato da Laura Della Ragione insieme a Simone Pampanelli (Il Pensiero Scientifico editore) in cui si affronta proprio il tema della grande sofferenza che si nasconde dietro corpi così ingombranti che nessuno vede. La qualità della vita dei pazienti affetti da obesità risulta essere particolarmente colpita non solo a causa delle patologie associate, ma anche alla forte discriminazione sociale di cui sono vittime. Le persone con obesità sono infatti spesso stereotipate come pigre, poco motivate a curare la propria salute e immagine, e responsabili del loro peso, considerato un risultato tangibile della mancata forza di volontà. Gli atteggiamenti e le pratiche discriminatorie danneggiano pericolosamente la salute psichica, fisica e sociale dei pazienti con obesità andando ad aggravare il comportamento alimentare e ad erigere una vera e propria barriera per l’accesso alle cure. La convinzione errata che l’obesità sia una scelta, dovuta ad uno scorretto stile di vita, piuttosto che una patologia, devia le iniziative pubbliche di trattamento, di prevenzione e compromette il progresso della ricerca.

Aggiornare la definizione – Una ridefinizione dell’obesità e il riconoscimento di questa come patologia cronica, multifattoriale e recidivante è un prerequisito fondamentale per superare alcuni dei numerosi ostacoli al trattamento, ma anche per promuovere una rivalutazione socio-culturale dei pazienti che ne soffrono e contrastare quella che è stata ampiamente riconosciuta come una delle sfide sanitarie più importanti del ventunesimo secolo. In Italia è solo nel 2019 che l’obesità viene riconosciuta dal Parlamento come patologia cronica, con specifiche risorse dedicate alla prevenzione e alla terapia. Come già sottolineato anche in passato da esperti e medici, è necessario un cambio di paradigma in cui l’obesità non sia più considerata una colpa, ma una malattia. “L’obesità non è una colpa, ma una malattia. E oggi abbiamo diverse armi per curarla e delle linee guida chiare che ci dicono come fare”, aveva detto Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Obesità e Metabolismo dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in vista della Giornata mondiale dell’obesità dell’anno scorso. Un appello ancora valido. E proprio nel 2023 la rivista Science ha assegnato il titolo di “Scoperta dell’Anno 2023” allo sviluppo di una nuova classe di farmaci, gli agonisti del recettore GLP-1, in grado di attenuare i problemi di salute associati all’obesità. Questa innovazione, inizialmente progettata per trattare il diabete quasi vent’anni fa, si sta rivelando una promettente soluzione per affrontare le complessità mediche e sociali legate all’obesità.

Prevenzione e consigli pratici – Ma prima delle terapie mediche è fondamentale investire sulla prevenzione, e gli esperti sono unanimi sul tema: l’aumento dell’attività fisica e l’adozione di un’alimentazione equilibrata e corretta sono aspetti chiave. Una dieta attenta alle indicazioni delle linee guida per una “sana alimentazione”, infatti, che tenga conto “della proporzionalità degli alimenti da assumere” e delle “giuste porzioni”, ma anche dell’orario dei pasti, dell’”equilibrio del microbiota intestinale” e di “un’attività fisica regolare”, è il punto di partenza per prevenire patologie e problemi di sovrappeso e obesità, spiega Luca Piretta, medico gastroenterologo, nutrizionista e professore di allergie e intolleranze alimentari presso l’Università Campus Biomedico di Roma. Anche per quanto riguarda i bambini la prevenzione e scelte di vita sana sono decisivi. “Mantenere l’ora legale tutto l’anno; attrezzare i parchi pubblici come le spiagge; individuare piste ciclabili con servizi di sicurezza potenziati adatti ai bambini, che possano facilitare così il raggiungimento dei parchi pubblici e delle scuole in bicicletta” sono alcuni dei consigli del pediatra Italo Farnetani. Anche secondo la presidente della Società italiana di Pediatria, Annamaria Staiano, la prima cosa da fare per arginare quella che definisce “un’emergenza sociale” è investire sulla prevenzione, anche nelle scuole: “L’obesità è un modello precursore di malattie croniche, come diabete, malattie cardiovascolari e altre, che il Servizio Sanitario Nazionale deve affrontare in epoche successive della vita. Occorre investire maggiormente sulla prevenzione, a cominciare dall’educazione sanitaria nelle scuole”.

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