Una lettera per chiedere di valutare “con l’urgenza del caso” l’opportunità di una loro audizione. È quella che hanno mandato il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e il capo della procura di Perugia Raffaele Cantone. I destinatari della missiva sono il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura, la presidente della commissione Antimafia e il presidente del Copasir. L’oggetto dell’audizione è relativo all’indagine della procura di Perugia sull’accesso abusivo alle banche dati della procura nazionale Antimafia: sotto inchiesta, come è noto, sono finiti il pm Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano, entrambi in servizio in via Giulia (il tenente è stato poi trasferito).

Presto le audizioni – Secondo fonti parlamentari la commissione Antimafia ha convocato per lunedì l’ufficio di presidenza per valutare la richiesta di audizione del capo della Dna e del numero uno dell’ufficio inquirente umbro. Anche il Copasir audirà presto i due magistrati: già quando uscirono le prime notizie sul caso il Comitato di controllo sui servizi segreti chiese alla procura di Perugia di fornire eventuali elementi che rientrassero nelle competenze dell’organo parlamentare, ma gli atti non potevano essere ancora trasmessi, essendo l’indagine alle prime fasi.

La richiesta dei procuratori – La richiesta di Melillo e Cantone viene definita “doverosa” per rendere, nei limiti e secondo le forme consentite dalla legge, le informazioni relative al caso necessarie alle valutazioni riservate a ciscuna delle istituzioni. Secondo la procura di Perugia ci sono stati molteplici accessi abusivi al sistema informatico delle cosiddette Sos, le operazioni ritenute sospette che gli operatori finanziari sono tenuti a segnalare. Informazioni che in alcuni casi sono state pubblicate in articoli di giornale. Ecco perché nell’inchiesta – che riguarda una quindicina di persone in totale – sono coinvolti anche tre giornalisti del quotidiano Domani, che dunque sono indagati per aver fatto il loro dovere, cioè trovare e pubblicare notizie vere.

Le accuse a Striano – A parte la questione dei cronisti, però, secondo i pm di Perugia il finanziere Striano utilizzava con troppa disinvoltura le banche dati: l’ipotesi è che i giornalisti non fossero gli unici destinatari delle informazioni estratte dagli archivi dall’investigatore. Ecco perché la procura nel capo di imputazione che riguarda Striano elenca oltre 500 accessi “non consentiti”. I magistrati guidati da Cantone ipotizzano che le informazioni raccolte siano state in gran parte utilizzate per attività giornalistica e dunque pubblicate. Altre notizie estrapolate dalle banche dati sarebbero state fornite a un investigatore privato o utilizzate da Striano per fini personali. Gli investigatori ora vogliono verificare se le informazioni estratte dal finanziare possano avere avuto destinatari non ancora individuati.

L’inchiesta prosegue – L’indagine nasce da un esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto e ha portato a scoprire decine e decine di accessi compiuti per acquisire informazioni sul conto di ministri, funzionari pubblici, personaggi dello spettacolo e anche persone comuni. Dall’inchiesta, comunque, è emerso che non esisterebbero veri e propri dossier su personalità istituzionali e politici e che Striano non ha ricevuto denaro per le informazioni. Il tenente della Guardia di finanza ha sempre sostenuto la correttezza del suo comportamento e di non sapere nulla di dossieraggi: dovrà dunque spiegare ai pm il motivo per cui compiva quegli accertamenti, caso per caso.

Le contestazioni al pm – A Laudati, invece, i pm contestano di aver creato un “dossier pre-investigativo” per interessi personali. All’ex procuratore di Bari vengono contestati 319 accessi abusivi, ma anche le ipotesi di reato di falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio. Tutte accuse che il pm ha respinto con una nota diffusa dal suo legale nei giorni scorsi.

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