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Vannacci denunciato per diffamazione da Paola Egonu: sotto accusa le frasi nel libro del generale sui tratti somatici dell’atleta

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È indagato dalla procura di Roma per istigazione all’odio razziale, ma i guai del generale Vannacci non sono conclusi: è stato querelato per diffamazione dalla pallavolista Paola Egonu. Al centro della denuncia ci sono le parole che il generale dice sul conto e sui tratti somatici della campionessa di pallavolo della nazionale italiana. Così scrive infatti: “Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità“.

Queste parole sono presenti nell’ultimo libro Il mondo al contrario, auto pubblicato nel 2023, e anche in alcune dichiarazione successive alla pubblicazione del libro. Da qui la decisione della pallavolista di procedere con la querela, depositata a Bergamo e trasmessa a Lucca per competenza territoriale, dato che Vannacci risiede a Viareggio, in cui accusa di diffamazione il generale, contestando appunto le frasi sui suoi “tratti somatici”. Il pubblico ministero ha optato per l’archiviazione e la decisione è stata impugnata dalla Egonu; adesso si attende la decisione del gup che dovrà decidere se procedere con l’archiviazione o se disporre il giudizio per il generale.

Questa è solo l’ultima delle denunce, la procura di Roma ha aperto un fascicolo in seguito alle denunce depositate da varie associazioni. Una di queste, ad esempio, cita alcuni passaggi del libro, in particolare in cui Vannacci “non normali” gli omosessuali o quando cita un episodio vissuto a Parigi in cui fa riferimento a “persone di colore”.

Queste si aggiungono anche al procedimento avviato dalla magistratura per truffa. L’indagine riguarda “criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertificazioni e nelle richieste di rimborso depositate” sul periodo in cui il generale Roberto Vannacci ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca. Sembrerebbe coinvolgere le indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, perché moglie e figlie non sarebbero state a Mosca nel periodo considerato, poi una spesa di 9mila euro legata all’auto di servizio che non sarebbe stata autorizzata e, infine, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non si sarebbero svolti.

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