“Criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertificazioni e nelle richieste di rimborso depositate”, è scritto nell’informativa finale dell’ispezione avviata per ordine dello Stato maggiore della Difesa sul periodo in cui il generale Roberto Vannacci ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca. Tutto materiale che gli ispettori hanno già trasmesso alla magistratura e sul quale la procura militare, ha anticipato il Corriere della Sera, “procede per peculato e truffa“. A Vannacci verrebbero contestate “indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzati”.

“Non parlo di questioni di servizio con la stampa. Sono molto sereno e riferirò nelle sedi opportune”, è il breve commento che il generale ha rilasciato all’Ansa. “Le notizie diffuse oggi dalla stampa fanno riferimento ad attività d’ufficio già accuratamente ricostruibili dall’interessato oltreché del tutto regolari. Contrariamente a quanto riportato dai media, il generale Vannacci è assolutamente sereno, continua la sua attività divulgativa e presenterà le proprie considerazioni nelle sedi opportune”, riferisce l’avvocato Giorgio Carta, suo difensore. Di “giustizia a orologeria” parla invece la Lega, il partito con cui Vannacci potrebbe correre alle prossime elezioni. “Si tratta della solita inchiesta a orologeria – riferiscono non meglio precisate ‘fonti’ alle agenzie di stampa – Vannacci è un uomo amato dai cittadini e scomodo al palazzo. Visto che non riescono a intimidirlo in altro modo ci provano con inchieste e minacce. La nostra stima nei suoi confronti non cambia, anzi aumenta”.

L’incarico di rappresentante della Difesa in Russia gli era stato affidato il 7 febbraio 2021 e si era concluso il 18 maggio 2022 con l’espulsione di 24 tra militari e diplomatici italiani, la risposta di Vladimir Putin al governo Draghi che, per ragioni di sicurezza legate all’invasione dell’Ucraina, aveva allontanato dall’Italia il personale russo. Su quel periodo e per tutto il personale militare, lo scorso novembre è stata avviata una verifica della gestione amministrativa del quinquennio e “sono stati esaminati documenti contabili, mail, attestazioni di servizio, anche interrogando il personale che si trova adesso presso la rappresentanza italiana”, scrive il Corriere.

Così, alla vigilia di una probabile campagna elettorale per le europee, l’autore del contestato libro ‘Il mondo al contrario‘ dovrà chiarire spese sostenute e rimborsi incassati durante il suo anno a Mosca. Tre i capitoli evidenziati nella relazione degli ispettori ministeriali. A fronte di indennità di servizio riconosciute a Vannacci per la presenza dei familiari a carico nella sede di servizio estera, gli ispettori contestano la veridicità delle autocertificazioni. “È emersa una incongruenza tra la dichiarazione resa da Vannacci nel 2021 e i dati riscontrati sui passaporti diplomatici di servizio dei propri familiari (visti di ingresso e di uscita dalla Federazione russa)”, si legge nella relazione ripresa dal Corriere. In altre parole, le date non coincidono con quelle indicate nelle richieste di rimborso.

Contestati anche i rimborsi per cene ed eventi, in alcuni casi smentiti dal successore di Vannacci, il colonnello Vittorio Parrella. “Il generale avrebbe chiesto e ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la “Promozione del Paese Italia” presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione”, dice la relazione. Parrella, nelle liste dei preseti agli eventi, ha smentito la sua partecipazione mettendo addirittura in dubbio l’effettiva organizzazione degli eventi. Peggio: tra le richieste presentate per i rimborsi una riguarda una cena che si sarebbe svolta nell’alloggio di servizio il 23 maggio 2022, il giorno dopo la decisione di Mosca di espellere diplomatici e militari italiani e, scrivono gli ispettori, “nella stessa data in cui risulta eseguito il trasloco dei mobili e delle masserizie dalla predetta abitazione”.

Infine i soldi per la Bmw, l’auto di servizio: 9mila euro che il generale avrebbe speso senza però giustificarli. “Nel luglio del 2018 lo Stato maggiore aveva autorizzato l’alienazione dell’auto entro il 31 ottobre 2018 e comunque al manifestarsi di inefficienze che potevano richiedere onerosi interventi di manutenzione”, dice la relazione. Indicazioni che Vannacci non avrebbe seguito e per questo gli ispettori hanno deciso di inviare tutto alla Corte dei Conti, “per le valutazioni di eventuali profili di responsabilità amministrativa e connesso danno erariale relativo alle spese sostenute”.

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