Noi ci teniamo sempre alla grammatica italiana, si dice ‘la presidente’ nel caso di una donna. Nessuno ha mai detto ‘la presidenta’ e nessuno lo dirà mai. Noi rispettiamo la lingua italiana”. È la tagliente replica che a Otto e mezzo (La7) Lilli Gruber dà alla giornalista di Libero Brunella Bolloli, che, scomodando erroneamente l’appellativo ‘la presidenta’, critica velatamente la richiesta della neo-governatrice sarda Alessandra Todde di farsi chiamare ‘la presidente’, in netto contrasto con la scelta di Giorgia Meloni.
Bolloli poi chiede ad Alessandra Todde quale sarà la priorità nel suo mandato regionale, non risparmiandosi un attacco al reddito di cittadinanza: “Lei si è sempre molto battuta su questa misura grillina che si è rivelata invece fallimentare, oltre che una grande spesa per i conti pubblici. Lei pensa di fare un reddito di cittadinanza regionale?”.

Todde risponde: “La prima cosa che farò è occuparmi di sanità pubblica. Il 16% dei sardi rinuncia alle cure perché non ha i soldi per permettersi le visite mediche. In Sardegna ci vogliono 500 giorni per una visita radiologica e talvolta sono necessari 150 km da percorrere per una visita pediatrica. Quindi, la sanità, soprattutto quella territoriale, va ripristinata e la mia prima priorità sarà dare un segnale ai sardi in questo senso”.

E replica sul reddito di cittadinanza a Bolloli: “In Sardegna è aumentato tantissimo il divario della povertà e soprattutto ci sono persone fragili che sono davvero in situazioni incredibili. Ci sono persone che non hanno neanche la dignità di poter vivere. La povertà non è una colpa e non lo è occuparsi dei fragili e dei poveri. Ovviamente non voglio occuparmene in modo demagogico, ma in maniera importante però sicuramente il tema dei fragili e dei poveri è per me centrale”.

Todde sottolinea: “Ritengo che il reddito di cittadinanza sia stata una buona misura di difesa di chi era fragile e povero. E ricordo sempre a chi lo denigra che ha salvato in pandemia un milione di italiani dalla povertà. Quindi, starei attenta prima di dare giudizi su misure che sono state importanti per il nostro paese. Poi – conclude – ovviamente possiamo parlare di miglioramenti, e io non mi tiro indietro su questo, ma ripeto: la povertà non è una colpa. In Sardegna non lo sarà e farò tutto quello che posso per aiutare chi è più fragile e più povero”.

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