“L’analisi complessiva dei redditi fatta dalla guardia di finanza evidenzia una sperequazione di 97 milioni delle vecchie lire nei conti di Arnaldo La Barbera”. A riferirlo in aula è il sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso nel corso del processo odierno celebrato a Caltanissetta sul “Depistaggio Borsellino”, in cui sono imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Gli ex componenti del gruppo d’indagine Falcone-Borsellino guidati da Arnaldo La Barbera, sono accusati di calunnia aggravata per aver favorito Cosa nostra, perché avrebbero istruito Vincenzo Scarantino, a rendere dichiarazioni che sarebbero servite a sviare le indagini sulla strage di via d’Amelio. In primo grado, caduta l’aggravante mafiosa, Bo e Mattei sono stati prescritti, mentre Ribaudo è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Il magistrato, insieme al sostituto procuratore generale Gaetano Bono, ha depositato nuovi atti nel processo, proveniente dall’inchiesta nissena sulla scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino, in cui al momento sono indagati l’ex moglie e la figlia dell’ex capo della squadra mobile di Palermo, La Barbera.

Anomalie nei versamenti del 1992 – “La documentazione bancaria è stata rinvenuta durante la perquisizione del 18 settembre 2023, presso l’abitazione di Angiolamaria Vantini, ex moglie di La Barbera, e riguarda gli anni ‘90-’91-’92, estratti conto e matrice di assegni, è stata fatta un’analisi della gdf per verificare se vi fosse una sperequazione”, spiega in aula Bonaccorso. “Non è stato possibile accertare con precisione quale fosse il reddito percepito da La Barbera in quegli anni, abbiamo indicazioni solo a partire dal 1993, in quel periodo La Barbera era l’unico che percepiva un reddito nel nucleo familiare, è emerso che in quegli anni ’90 al ’92, maggior anomalia nel ’92, risultano versamenti di contante”, aggiunge il magistrato.

Le somme – “Nel di settembre del 1990 ci sono versamenti pari a 8 milioni delle vecchie lire, il che non suscita nessuna particolarità, nel ’91 risultano versamenti per circa 8 milioni nel mese di settembre e 10 milioni 475 mila lire ad ottobre. L’anomalia si comincia a registrare nel ’92, a marzo risultano versamenti totali pari a 5 milioni e novecento mila lire, ad aprile 12 milioni 568 mila lire, a maggio 3 milioni e 500 mila lire, a giugno non ne risultano, mentre a luglio 11 milioni, ad agosto 15 milioni e 851 mila lire, a settembre 5 milioni di lire, a ottobre 17 milioni e 528 mila lire, a novembre 5 milioni di lire, e infine a dicembre 11 milioni 432 mila lira”, spiega Bonaccorso. “Sono dati allarmanti – aggiunge il magistrato – in relazione al fatto che fronte di un reddito che oscillava a grosso modo fra i 4,3 milioni e 4,9, e con una spesa mensile di circa 3,3 milioni, c’era un risparmio mensile, di quasi un milione di vecchie lire e ci sono questi versamenti nel ’92 che non appaio giustificati soprattutto per le modalità. L’analisi complessiva fatta dalla guardia di finanza evidenzia una sperequazione di 97 milioni delle vecchie lire”.

Zerilli non parla – L’udienza è poi proseguita con l’esame dei testimoni chiesti dalla corte presieduta da Giambattista Tona. Il teste più atteso era Maurizio Zerilli, sostituto commissario alla Squadra mobile di Palermo, che però si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il poliziotto era accompagnato dal suo avvocato in quanto al momento risulta indagato per depistaggio dalla procura di Caltanissetta. In assenza delle dichiarazioni di Zerilli, il sostituto procuratore Bonaccorso ha reiterato la richiesta alla corte di poter ascoltare il “finto” pentito Scarantino, per poter far luce sui sopralluoghi effettuati nel 1994 proprio insieme a Zerilli, nei posti in cui venne organizzatala la strage di via d’Amelio. Secondo l’accusa infatti ci sarebbe una discrasia tra il primo verbale di Scarantino del 24 giugno 1994, e i sopralluoghi effettuati nei giorni 28-29-30 giugno 1994, riportati poi nell’annotazione di servizio redatta da Zerilli. In aula hanno testimoniato anche il vicequestore aggiunto Giovanni Franco e l’assistente capo della squadra mobile di Palermo, Nicola Aiuto, in relazione al ritrovamento del faldone “Falcone-Borsellino” nell’archivio della polizia palermitano, in cui è stato trovata un’annotazione di servizio redatta da Zerilli che la procura nissena cercava da anni.

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