Il padre lavorava per i servizi segreti tedeschi ed è morto suicida quando lui aveva 20 anni. Il ct della nazionale tedesca, Julian Nagelsmann, in una lunga intervista a Der Spiegel ha svelato anche la vicenda che più di tutte ha segnato la sua vita. “Ripenso spesso a quel giorno. All’epoca frequentavo un corso per allenatori a Oberhaching vicino a Monaco. All’improvviso il direttore del corso mi ha detto che sarei dovuto uscire. Un attimo dopo mi trovavo di fronte a mio suocero, il quale mi disse che mio padre si era ucciso“, ha raccontato Nagelsmann.

Il tecnico ad appena 36 anni ha già allenato per otto stagioni in Bundesliga, partendo dal miracolo Hoffenheim per arrivare alla panchina del Bayern Monaco. Oggi la Germania spera che possa risollevare le sorti di una Nazionale in crisi. Nagelsmann ha spiegato che anche la morte di suo padre ha contribuito a farlo crescere così velocemente. La scomparsa del genitore ha avuto un impatto importante sulla vita del giovane allenatore: “Avevo poco più di vent’anni e all’improvviso ho dovuto occuparmi della famiglia e sistemare tutta l’assicurazione. Cose quotidiane a cui non pensi davvero a quell’età. Ho dovuto prendere decisioni serie, tra cui dare il cambio a mia madre, che all’improvviso si è ritrovata a vivere in una grande casa senza il suo compagno. Con tutti i suoi ricordi”. “La morte di mio padre – ha detto ancora Nagelsmann – mi ha dato una prospettiva diversa sullo sport, rendendomi più facile dire ai giocatori che battute d’arresto e fallimenti sul campo non significano la fine del mondo. Credo di poter apparire autenticamente in questi momenti perché ho sperimentato molto nella mia vita”.

Nagelsmann ha spiegato: “È stato difficile. Mio padre non ha lasciato un biglietto, non c’era alcuna spiegazione. Ma il modo in cui si è tolto la vita ha reso chiaro che la sua decisione gli era assolutamente chiara. Penso di dover rispettare una decisione del genere”. Il tecnico tedesco ha affermato di non sapere se il padre soffriva di depressione e di aver avuto sempre un ottimo rapporto con lui. Allo stesso tempo, ha raccontato ancora Nagelsmann, “alla fine della sua vita era già cambiato; la pressione della sua carriera era evidente”. “Mio padre era nei servizi segreti”, ha proseguito Nagelsmann, aggiungendo di non poter dire altro a riguardo. “Non gli era permesso parlare del suo lavoro. Questo era anche il motivo per cui diceva spesso che era troppo per lui. La condivisione delle preoccupazioni non avveniva nel suo lavoro. Alla fine lo ha messo a dura prova”. Il Ct della Germania ha definito il padre come “coraggioso“, in quanto “ha dovuto prendere ripetutamente decisioni sul lavoro, sapendo che l’intero piano poteva andare storto. La cosa peggiore nella vita è quando non prendi decisioni”.

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