O noi della Juventus, o loro del Torino. Questa storia di esclusione è stata raccontata martedì dalla Gazzetta dello Sport. In sintesi: in Piemonte la Juventus non vuole partecipare ai tornei riservati ai bambini dai 7 ai 13 anni e organizzati dalle accademie nei quali siano presenti squadre legate al club granata di Urbano Cairo. In quelli con il marchio federale, il diktat non è naturalmente possibile, ma in quelli legati al mondo delle accademie, accade questa situazione incredibile. La spiegazione, che non è una spiegazione, riportata sempre dalla Gazzetta, è che la Juventus “vuole sviluppare al meglio la sua attività delle accademie per far crescere nel modo migliore possibile i loro ragazzi”. Concetto, questo, che non prevede evidentemente nei pensieri del settore giovanile bianconero il principio cardine dell’inclusione, valore fondamentale sul piano educativo, soprattutto nel mondo di oggi. Quindi, o noi (Juventus), o loro (Torino).

Piercesare Uras, 53 anni, ingegnere aerospaziale, da sette anni direttore generale del Gassino San Raffaele, società fondata nel 1921, 380 ragazzi dalla prima squadra che disputa il campionato di Promozione fino alla scuola calcio, premiata nella stagione 2022-2023 come miglior club d’Italia per la sua attività che prevede anche un corso di educazione al tifo riservato ai genitori, è la voce che ha portato alla luce questa vicenda. Ilfattoquotidiano.it lo ha intercettato durante un viaggio di lavoro a Cesena.

Partiamo dal rapporto con il Torino: come e quando è nato?
La collaborazione con la squadra granata è recente: settembre 2023. Prima eravamo affiliati all’Atalanta. Gassino è un paese di diecimila persone dell’hinterland torinese, dove passa il percorso storico della Via Francigena: abbiamo cercato di avvicinarci alle nostre radici.

Quando scoppia il caso del “o quelli legati della Juve, o quelli legati al Torino”?
Avviene in occasione del Gran Galà della Scuola Calcio organizzato a Venaria, in cui ci fanno sapere che non possono partecipare squadre della galassia granata. O noi, o quelli della Juve. Penso: sarà un episodio. Sbagliato: la storia si ripeterà in altri tornei.

Ha provato a contattare i dirigenti della Juventus per capire le ragioni di questa storia?
C’è stato uno scambio di messaggi con i responsabili del settore giovanile. Non abbiamo ricevuto una risposta precisa: ci è stato solo detto che abbiamo una visione ridotta del problema. Ma quale sia questo problema, ancora non ci è stato comunicato.

Ai tempi dell’affiliazione dell’Atalanta si era mai verificata una situazione simile?
Mai.

Ha provato a indagare su questa situazione?
Mi è stato raccontato che accade da qualche anno.

Prima del servizio della Gazzetta avevate reso pubblica questa vicenda?
Nella conferenza stampa di presentazione dei nostri programmi del 2024, presenti giornalisti e dirigenti, ho parlato di questa anomalia, ma le mie parole sono state ignorate.

Ha informato il presidente del Torino, Urbano Cairo?
Ho avuto contatti con la dirigenza del club. Dopo l’articolo della Gazzetta, mi hanno chiamato per dire che ci sostengono. Io però non cerco sostegno, ma di risolvere questo problema in profondità. Stiamo parlando di giovanissimi, di valori etici e di valori sportivi. Noi siamo una società certificata per l’organizzazione di eventi sostenibili. I nostri progetti sono etico-sociali. Lavoriamo su concetti come l’inclusione. Questa vicenda va invece nella direzione opposta.

Se potesse parlare con il presidente federale Gabriele Gravina?
Mi piacerebbe incontrarlo perché considero questa storia inconcepibile e vorrei che si trovassero soluzioni definitive.

I suoi trascorsi calcistici?
Da giocatore, zero. Ho un grande passione per lo sport e tifo per una squadra.

Quale?
La Juve. Mi chiamano “gobbo”, pensi un po’.

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