In Italia ripetono spesso che il lavoro c’è, sono i lavoratori a mancare. L’edilizia, oggi al centro dell’attenzione mediatica e politica a causa della strage presso il cantiere Esselunga di Firenze, è tra i settori messi peggio, stando alle dichiarazioni di tanti imprenditori a favore di telecamera o microfono.

Nel 2021 il Centro Studi dell’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, legata a Confindustria) aveva prodotto un paper sul tema. L’allora presidente Gabriele Buia snocciolava dati che dimostravano la sofferenza del settore: di difficile reperimento era il 43,2% di operai e artigiani specializzati nel mantenimento di strutture edili, il 52,4% degli addetti specializzati nelle rifiniture e addirittura il 60% dei giovani operai specializzati. Buia continuava: “I 400mila lavoratori che abbiamo perso nella crisi iniziata nel 2008, sono ormai usciti dal settore e tocchiamo già con mano la difficoltà di formarne di nuovi, ma anche di convincere le risorse oggi fuori del mercato a rientrare in cantiere”.

La causa di questa difficoltà? “In molti casi preferiscono la strada del reddito di cittadinanza”. In effetti, come poteva essere altrimenti nella stagione dell’attacco ai percettori del reddito di cittadinanza e ai lavoratori poveri degli ultimi anni? Ora che il reddito è stato eliminato, scalpo nella guerra ai poveri lanciata da Meloni & Co. in continuità con il governo Draghi, la situazione è quindi migliorata? A sentire le voci che prima additavano il reddito di cittadinanza come fonte di ogni male pare proprio di no.

Tanto che nel giugno 2023 Federica Brancaccio, la nuova presidentessa di Ance, chiede al governo Meloni di poter “importare” più forza lavoro migrante, per sopperire all’assenza di manodopera, stimata in 300mila lavoratori solo per le costruzioni. E a luglio 2023 UnionCamere e Formedil (l’ente per la formazione e la sicurezza nel settore delle costruzioni) denunciano che da qui al 2027 il settore necessiterà di almeno 269mila addetti e le imprese avranno difficoltà a trovarne quasi uno su due, il 40%. E allora? Prendendo per buona la difficoltà di reperire manodopera, qual è la causa?

Se prendiamo in esame i rapporti dell’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), noteremo che le denunce di infortuni nel settore costruzioni aumentano anno dopo anno. Nel 2020 se ne contavano 32.700, 39mila del 2021, 40.135 nel 2022 e nel 2023 pare che i risultati, non ancora definitivi, segnino un ulteriore aumento del 4,1% sull’anno precedente. Purtroppo non tutti i lavoratori infortunati riescono a portare la pelle a casa. Nel 2023 l’edilizia è risultato il settore col maggior numero di “omicidi bianchi”, cioè di morti sul lavoro, ben 150.

E in questa stima dell’Inail non sono conteggiati i lavoratori in nero. Che farebbero innalzare ancor di più questa macabra conta.

Se andiamo a leggere i dati dell’Ispettorato del Lavoro, risultano corrette le affermazioni dell’ex capo Bruno Giordano, che ha parlato di un tasso di irregolarità nei cantieri pari al 90%. Infatti, il 93% di 4.200 grandi, medie e piccole imprese controllate nel 2023 sono risultate irregolari. Nel 2022 su 10.500 cantieri visitati ben 8.648 non rispettano le norme, per più di 15mila violazioni.

Al cantiere Esselunga di Firenze c’era tutto questo. Almeno due dei lavoratori uccisi, infatti, pare fossero senza contratto. Lavoratori in nero. Fantasmi che spariscono al momento dei controlli e anche dalle statistiche. Accanto a loro, altri tre lavoratori ammazzati. Loro un contratto pare che l’avessero. Ma non il Ccnl Edilizia, bensì quello metalmeccanico, secondo quanto denuncia la Cgil. Un contratto che permette alle imprese del settore un notevole risparmio, visto che non devono ottemperare agli obblighi di formazione sulla sicurezza previsti dal contratto nazionale del settore edilizia. Così l’impresa risparmia e riesce ad aumentare i margini di profitto. Sulla pelle dei dipendenti.

Dei cinque operai morti ammazzati, ben quattro erano stranieri: tre marocchini e un tunisino. La terribile riprova di quanto scrive l’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre, che registra 59 morti ogni milione di lavoratori stranieri contro le 29 italiane.

Lavoro nero. Lavoro irregolare. Lavoratori migranti in fondo alla catena del valore. Una giungla di appalti e subappalti in cui anche chi è formalmente lavoratore autonomo può risultare in realtà un lavoratore dipendente. E cinque morti ammazzati. Firenze non è un’eccezione, è la regola di un intero settore. E per certi versi di un intero modello produttivo. E ci si chiede pure perché nelle costruzioni manchi personale?

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