“Se Kiev cade, noi saremo i prossimi”. Si apre con tanta preoccupazione ed emotività il Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea che, tra i vari temi, dovrà affrontare quello centrale del conflitto in Ucraina e del rapporto con la Russia di Vladimir Putin. Un vertice che arriva dopo il ritiro delle truppe ucraine da Avdiivka, riconquistata dalle truppe del Cremlino dopo dieci anni, e soprattutto dopo la morte del principale oppositore interno del presidente russo, Alexei Navalny, deceduto in circostanze ancora da accertare mentre si trovava in carcere.

Il Consiglio Ue ha deciso non a caso di invitare la moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, per dimostrare la propria opposizione al regime di Putin, con la maggioranza degli Stati membri pronti a imporre nuove sanzioni economiche nei confronti di Mosca. “Dobbiamo lanciare un messaggio di sostegno all’opposizione russa, proporrò che il regime di sanzioni dell’Unione europea sui diritti umani prenda il nome di Alexei Navalny, in modo che il suo nome sia ricordato per sempre”, ha annunciato l’Alto rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell. Per questo, ha aggiunto, gli Stati membri proporranno di “sanzionare i responsabili” della morte in carcere di Navalny, “scendendo lungo la struttura internazionale del sistema penitenziario russo”, ma “non dimentichiamo che il responsabile ultimo è lo stesso Vladimir Putin”. Come il commissario spagnolo, anche la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha confermato che l’Ue sta cercando di adottare il 13esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca che terrà conto anche delle conseguenze della morte del dissidente russo. “Il presidente russo – ha aggiunto – sta agendo contro la libertà, la libertà dell’Ucraina, ma anche contro la libertà del suo stesso Paese. Alexei Navalny ha dovuto pagare con la vita questa brutalità contro la libertà in Russia”. Il Ministero degli Esteri tedesco ha anche convocato l’ambasciatore della Federazione a Berlino. “I procedimenti a sfondo politico contro Alexei Navalny e contro molti altri critici del governo russo” dimostrano la” brutalità con cui il sistema giudiziario russo agisce contro chi la pensa diversamente e i mezzi utilizzati dal presidente Putin per reprimere la libertà di espressione in Russia – ha detto la portavoce del ministero – Condanniamo tutto questo con la massima fermezza e chiediamo espressamente il rilascio di tutte le persone imprigionate in Russia per motivi politici”.

A rovinare questo clima di apparente unità a Bruxelles ci ha pensato, di nuovo, l’Ungheria di Viktor Orbán che con il suo ministro Péter Szijjártó accusa le istituzioni europee di alimentare le ostilità con nuove sanzioni, invece di favorire l’azione diplomatica: “La guerra in Ucraina comporta sempre più spargimenti di sangue, più morti e più distruzione – ha detto – Purtroppo, però, non c’è alcuna proposta all’ordine del giorno che miri a creare la pace. Al contrario, si conferma ancora una volta che l’Unione europea, affetta da psicosi di guerra, vuole incontrare Washington, media liberali e ong accettando l’ennesimo pacchetto di sanzioni, questa volta sicuramente prive di senso, che servono solo come soluzione di facciata. Questo triste anniversario dovrebbe essere il motivo per incoraggiare i decisori europei ad aiutare, in qualche modo porre fine alle sofferenze, a promuovere il cessate il fuoco e i colloqui di pace. Oggi, qui in sala, non si parlerà di cessate il fuoco o di negoziati di pace. Si parlerà invece di un altro pacchetto di sanzioni, visto che è un anniversario e i precedenti hanno funzionato così bene”.

Opposta la posizione del ministro lituano Gabrelius Landsbergisc che, invece, lancia l’allarme per quella che, evidentemente, gli è sembrata una diminuzione del sostegno a Kiev, anche tenendo conto dell’impasse sullo stanziamento da parte di Washington: “Abbiamo trascorso due anni a discutere cercando di capire il modo in cui possiamo aiutare un po’ alla volta l’Ucraina ma sfortunatamente, poiché non abbiamo formulato un obiettivo strategico per ciò che stiamo cercando di raggiungere, ci siamo svegliati in questa nuova realtà. Se non mettiamo insieme e troviamo soluzioni nuove, creative, e che trasformano il campo di battaglia, sfortunatamente non credo che ascolteremo molte buone notizie in futuro. È già un miracolo che l’Ucraina abbia resistito sinora, se Kiev cade noi saremo i prossimi”. Dello stesso avviso la ministra degli Esteri belga, Hadja Lahbib, secondo cui “se l’Ucraina viene invasa, se la Russia si espande, è una dittatura che si avvicina ancora di più ai confini dell’Ue. È essenziale che siamo uniti e che sviluppiamo insieme una capacità di difesa e anche un esercito, non solo per difendere il nostro territorio, ma anche i nostri valori”.

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