Si comincia con le peonie (la regina di tutti i fiori) stampati su nuvole di organze, chiffon e pizzo per le sceicche degli Emirati. Ma l’abito più bello del reame Antonio Riva, lo stilista/principe azzurro delle spose, se lo tiene per sé e lo regala al museo della Seta di Como. Mentre le signore della Milano très chic salgono e scendono per le scale del suo atelier di Corso Venezia. Lo storico Palazzo seicentesco Toschi Corneliani, è il piu’ bel esempio non solo d’architettura ma anche di perbenismo edile. Quando i redattori del piano regolatore chiesero al suo bisnonno che poteva “adeguare” il palazzo alle altezze dei vicini e aggiungere due piani la risposta fu: No, grazie. Il palazzo di famiglia rimane cosi.

Sembra cucito addosso insieme alla collezione Ar Deco l’atelier che si affaccia su un jardin d’hiver e patio con loggia, sembra di essere in Provence, da qui l’ispirazione floreal/neo/romantica per Antonio. Si respira aria di primavera e di alta artigianalità. Ogni capo è unico.
Un ritorno a sorpresa da New York quello di Armando Milani, una delle figure più rilevanti della grafica internazionale, nel atelier Tapis Rouge fa sfilare i suoi tappeti dall’iconica grafica degli anni 70. E’ un incanto guardarli, quasi effetto ipnosi. Li chiama Nirvana per l’anima, Illusione, Connessioni e Inganni spaziali.

Intanto Armando apre l’ archivio della sua memoria, pubblica “Incontri” (Lazy Dog) e sfila il suo red carpet di personaggi: Pelé, Sofia Loren, Woody Allen Muhammad Alì, Paul McCartney, Umberto Eco. Amico personale degli Agnelli pubblica un bellissimo libro ( ma solo per la famiglia, non è in vendita). Si trasferisce a New York e apre il suo studio. Da li’ disegna per De Padova, Edison, Roche, Ibm, Olivetti America, Lancia, per le Nazioni Unite. Dagli anni Duemila inizia a dedicarsi sempre più alla comunicazione sociale, per indirizzare l’attenzione del pubblico su temi umanitari di forte impatto. Ha insegnato e tenuto conferenze nelle università di tutto il mondo, da Pechino al Politecnico di Milano. Dice: “La grafica è come suonare il violino, la pubblicità è suonare il trombone…”. E aggiunge: “Sono un cubo nero, nulla si può togliere, nulla si puo’ aggiungere. Il designer della comunicazione Pino Grimaldi sostiene nel suo ultimo libro: “La grafica è finita e il design non sta tanto bene… Con Armando Milani il digital graphic scoppia di salute.

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I francesi continuano lo shopping a casa nostra. Grazia non era solo un femminile, era la memoria storica di un’epoca

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