La popolazione della Striscia di Gaza, ora concentrata soprattutto nel sud a Rafah, sta affrontando da mesi ormai una drammatica mancanza di acqua potabile. Una carenza che affliggeva la Striscia già prima del 7 ottobre, e che i bombardamenti, i blackout e la mancanza di carburante hanno reso insostenibile. Molte persone infatti sono costrette a bere acqua contaminata o quella del mare, con tutto quello che questo comporta in termini di igiene, salute e nella diffusione di malattie. Per questo Oxfam si è attivata attraverso una collaborazione con l’associazione palestinese Amici dell’ambiente per fornire cinque impianti di desalinizzazione a energia solare. E presto saranno attivi altri sei. “Queste unità di desalinizzazione – spiega una manager dell’organizzazione – sono cruciali perché le persone muoiono di sete e sono costrette a bere acqua non potabile. Dall’inizio dell’offensiva israeliana a Gaza, la centrale elettrica si è fermata. Tutti i pozzi d’acqua, le strutture, le unità di desalinizzazione e le pompe dell’acqua non funzionano perché manca il carburante. E alcuni pozzetti d’acqua e unità di desalinizzazione sono stati distrutti dall’esercito israeliano”

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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