I suoi comizi: uno show. La sua presenza social: da fare invidia alle star più famose di Tik Tok. Alle elezioni presidenziali in Indonesia di martedì 14 febbraio è Prabowo Subianto il vincitore con il 55% dei voti secondo i primi exit poll. Al suo terzo tentativo nella corsa presidenziale dopo essere stato sconfitto nel 2014 e nel 2019 dall’uscente Joko “Jokowi” Widodo (sul cui tacito supporto ha però potuto contare in questa tornata), l’ex generale e attuale ministro della Difesa ha già rivendicato la vittoria con un discorso allo stadio di Jakarta di fronte a una folla di sostenitori. Cauto silenzio invece dai suoi avversari, l’ex governatore della regione di Java, Ganjar Pranowo e il precedente ministro dell’educazione e guida della capitale, Anies Baswedan. Sono oltre 204 milioni gli aventi diritto al voto che erano stati chiamati alle urne per scegliere il nuovo presidente e rinnovare Parlamento e amministrazioni locali. Lo spoglio richiederà dunque diverse settimane e i risultati ufficiali sono attesi non prima del 20 marzo.

Nell’anno elettorale più affollato di sempre, l’Asia torna protagonista dopo il voto a Taiwan e in Pakistan e in attesa di quello in India. A guardare con interesse l’esito presidenziale in Indonesia, traino economico del Sud-Est asiatico e dimora della comunità musulmana più grande del mondo, ci sono anche Cina e Stati Uniti, ansiose di esercitare maggiore influenza sul Paese e i suoi 273 milioni di abitanti e di mettere le mani sulle sue grandi riserve di nichel e bauxite.

Il personaggio: da generale autoritario a star del web – 72 anni, proveniente da una famiglia dell’élite indonesiana e per alcuni anni sposato con la figlia del dittatore Suharto, Prabowo è stato accusato di violazione dei diritti umani per la cattura e tortura di almeno 20 attivisti quando era a capo delle forze armate del Paese, le Kopassus, nonché per la repressione della popolazione locale nella Timor Est occupata dall’Indonesia durante gli anni ’90. Di questo passato controverso però nella mente dei suoi sostenitori non c’è praticamente traccia. Dopo le due sconfitte contro Jokowi, Prabowo è riuscito a ripulire la sua immagine presentandosi come un candidato moderato e amichevole, contrariamente alle tornate precedenti dove ha prevalso il suo alto autoritario e nazionalista. E lo ha fatto grazie a una massiccia campagna social a colpi di meme e intelligenza artificiale, che è riuscita a conquistare i più giovani. Una combo esplosiva considerato che oltre la metà degli aventi diritto al voto aveva meno di 40 anni e che l’Indonesia è seconda solo agli Usa per numero di account su Tik Tok.

Con 10 milioni di followers su Instagram e 645mila su Tik Tok, un profilo per il suo gatto Bobby (13mila followers) e centinaia di video diventati virali, Prabowo è riuscito nell’impresa di ripulire la sua immagine diventando il “nonno del web” e guadagnandosi l’appellativo di “gemoy”, coccoloso. In un video lo si vede per esempio ballare goffamente di fronte ai suoi sostenitori. In un altro la sua voce campionata con l’intelligenza artificiale canta True Friends dei Bring me the Horizon. Ha funzionato anche l’immagine creata con Midjourney che lo ritrae come un personaggio dei cartoni animati, tenero e amorevole. Al suo fianco, l’altra scelta vincente: il suo vice, il 36enne Gibran Rakabuming Raka, figlio del presidente Jokowi. “Guiderò il Paese con Gibran per sostenere, proteggere e difendere tutto il popolo dell’Indonesia, a prescindere dall’appartenenza etnica, di razza, religione o status sociale”, ha dichiarato Prabowo a seguito dei risultati informali. A guidare il voto sono stati però soprattutto temi pratici come l’educazione, le opportunità di lavoro per i più giovani e la crescita economica del Paese.

Equilibrismo indonesiano – Abbandonate le tendenze nazionaliste, Prabowo proverà a mantenere la linea di Jokowi, che con la presenza ai vertici del figlio vedrà qui consolidata la sua dinastia politica. Sul fronte internazionale, dal G20 di Bali l’Indonesia ha mostrato un interesse a posizionarsi come una potenza facilitatrice di conversazioni complesse tra grandi potenze, pur mantenendo una strategia di “non allineamento” e perseguendo accordi sia con la Cina che con gli Stati Uniti. “L’Indonesia rispetta tutti i Paesi, tutte le grandi potenze. Vogliamo avere buoni rapporti con tutti, non vogliamo fare parte di un blocco contro un altro” ha dichiarato a proposito l’ex generale. Washington e Pechino corteggiano Jakarta soprattutto per le sue ampie risorse di nichel e bauxite, componenti fondamentale per la produzione di batterie da impiegare nei veicoli elettrici. Non a caso lo scorso novembre il presidente statunitense Joe Biden ha incontrato Jokowi a margine del summit Apec per cominciare a tracciare un piano di lavoro che porterà a un accordo commerciale con Jakarta sui minerali critici. La Cina però è presente nell’arcipelago da tempo, con i big del settore come Byd che continuano a investire in modo massiccio aprendo stabilimenti in loco. Pechino e Jakarta sembrano oggi più vicine anche sotto il profilo ideologico, complice la guerra nella Striscia di Gaza e il supporto militare di Washington alla strage di civili da parte di Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Elemento a cui un Paese con 203 milioni di fedeli musulmani non può che guardare con orrore.

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