Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha istituito, ottimisticamente a partire dal prossimo anno scolastico, le figure del tutor e del docente orientatore che avranno la funzione di supportare gli studenti liceali nella scelta del loro futuro corso degli studi e in campo professionale. L’iniziativa, che sulla carta è meritoria, presenta gravi difficoltà nella realizzazione pratica, e rischia di risolversi in un ennesimo fiasco delle istituzioni. Inoltre questa iniziativa attribuisce ad una figura specifica quel ruolo che in precedenza era attribuito e svolto collegialmente dall’intero corpo docente, ed è dubbio che un solo docente possa lavorare meglio di molti.

L’orientamento degli studenti, e in generale dei giovani, verso carriere di formazione e lavorative che gli siano congeniali è necessario, e in questo senso va riconosciuto un merito dell’iniziativa, che però non è affatto la prima del suo genere: programmi di orientamento svolti congiuntamente da scuola e università sono attivi da tempo, anche se non sempre riescono a raggiungere tutti gli studenti e tutte le scuole; anche la criticata iniziativa dell’alternanza scuola-lavoro (oggi Pcto) aveva questa funzione: far conoscere agli studenti le realtà degli ambienti lavorativi. Ciascuna di queste iniziative aveva pregi e difetti, ma ricominciare sempre da capo, ignorando il pregresso e tutto ciò che ci potrebbe insegnare, come si fa di solito in Italia, non è produttivo. Il difetto principale del Pcto sta nel fatto che lo studente, non avendo competenze specifiche, ha accesso soltanto a lavori non qualificati: per banalizzare, può svolgere ad esempio attività nel volontariato o manuali, ma non attività professionali. Sarebbe preferibile che lo studente assistesse al lavoro svolto da altri invece di pretendere di parteciparvi; questo risolverebbe anche (almeno in parte) il problema costituito dagli incidenti sul lavoro in cui non pochi studenti sono incorsi.

Come si inseriscono in questo panorama le figure del docente orientatore e del docente tutor? Al momento questo non è chiaro. Ovviamente non si tratta di figure che hanno una specifica competenza negli ambiti sui quali dovrebbero orientare gli studenti e non sarà certo un corso teorico di qualche ora di lezione (magari telematica) a fargliela acquisire. Il rischio è che il docente orientatore abbia le stesse informazioni che ha il suo studente sul mondo del lavoro: informazioni di seconda o terza mano, basate sul sentito dire e spesso sul preconcetto. Inoltre non è chiaro in che modo il docente orientatore si inserisca nel lavoro collaborativo che dovrebbe unire tutti i docenti della stessa scuola o classe, ed è per questo che i sindacati si sono espressi alquanto criticamente.

Non sarebbe giusto criticare una iniziativa potenzialmente utile sulla base dei problemi che si possono incontrare nella sua realizzazione, e pertanto al momento il giudizio è sospeso; ma è ovvio che le premesse non sono buone.

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