“Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra, di tenere lì Hamas”. Benjamin Netanyahu ignora gli appelli della comunità internazionale e conferma l’intenzione di invadere la città più a sud della Striscia di Gaza, dove si sono ammassati un milione e mezzo di civili in fuga dal resto dell’enclave. “Prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l’ultimo bastione“, ha detto il premier israeliano in un’intervista al network Usa Abc, anticipata dai media nazionali. Al progetto si oppone il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che in una telefonata ha ribadito la necessità di “garantire la sicurezza” della popolazione civile e ha chiesto a Tel Aviv “un piano credibile”.

Intanto proseguono i raid aerei sulla città: fonti mediche citate dall’agenzia palestinese Wafa affermano che altre 25 persone sono state uccise da un bombardamento che ha colpito un edificio residenziale nelle prime ore del mattino di domenica. Si aggiungono agli almeno 44 morti di sabato, tra cui un bimbo di soli tre mesi. Le forze di Tel Aviv hanno colpito anche Khan Younis e Deir al Balah, rispettivamente nella zona centrale e centro-meridionale della Striscia, facendo altre vittime: in totale, secondo il ministero della Sanità di Gaza (controllato da Hamas) i morti dal 7 ottobre sono 28.176.

In una nuova telefonata il presidente Joe Biden ha parlato nuovamente con Netanyahu degli sforzi in atto per il rilascio degli ostaggi. Nella telefonata, come informa la Casa Bianca, “il presidente ha messo in evidenza la necessità di capitalizzare sui progressi fatti nelle trattative per assicurare il rilascio di tutti gli ostaggi il prima possibile”. Biden ha anche chiesto “passi specifici e urgenti per aumentare l’assistenza umanitaria ai civili innocenti palestinesi“. Il premier israeliano è stato esortato “garantire la sicurezza” della popolazione a Rafah prima di un’operazione militare. Biden ha “riaffermato che l’operazione militare a Rafah non dovrebbe procedere senza un piano credibile per assicurare la sicurezza e il sostegno al milione di persone rifugiate”, fa sapere la Casa Bianca sottolineando che i due leader hanno “riaffermato il comune obiettivo di vedere Hamas sconfitta e di assicurare la sicurezza di lungo termine di Israele e della sua popolazione”.

Ma anche gli altri alleati occidentali di Israele continuano a chiedere a Netanyahu di non procedere con l’offensiva di terra. “Mi associo all’avvertimento di diversi Stati membri dell’Ue secondo cui un’offensiva israeliana su Rafah porterebbe a un’indescrivibile catastrofe umanitaria e a gravi tensioni con l’Egitto”, di cui la città è al confine, ha twittato stamattina l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, lo spagnolo Josep Borrell. Anche il ministro degli Esteri britannico, l’ex premier David Cameron, si dice “profondamente preoccupato per la prospettiva di un’offensiva militare a Rafah, con oltre la metà della popolazione della Striscia di Gaza che si sta rifugiando nella zona. La priorità deve essere una pausa immediata nei combattimenti per far arrivare gli aiuti umanitari e liberare gli ostaggi, per poi procedere verso un cessate il fuoco sostenibile e permanente”, scrive.

Su Telegram le brigate Al Qassam, il braccio militare di Hamas, affermano che gli attacchi delle ultime 96 ore hanno ucciso due ostaggi israeliani e ne hanno feriti gravemente altri otto. L’organizzazione islamista avverte che un’azione di terra a Rafah potrebbe far “saltare i colloqui per lo scambio” dei prigionieri e per il cessate il fuoco, in corso in Egitto. “Netanyahu vuole che la guerra continui per restare al potere e non perdere la sua coalizione di destra. Vuole continuare a combattere fino alle elezioni americane di novembre affinché Trump vinca”, dice Mohammed Nizal, un alto funzionario del movimento. Ma “ciò che Netanyahu e il suo esercito nazista non hanno ottenuto in più di quattro mesi, non lo realizzeranno, non importa quanto durerà la guerra”, promette. Opposto il punto di vista del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant: “L’approfondimento delle operazioni a Gaza ci porta più vicini ad un accordo realistico per il ritorno degli ostaggi”, ha detto parlando al Direttorato dell’intelligence.

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