Tensione all’interno di Fratelli d’Italia in Trentino. La deputata Alessia Ambrosi è costretta a interrompere la sua corsa alla presidenza provinciale del partito: appena due giorni dopo aver presentato la candidatura, è stata infatti sospesa dai probiviri per due settimane. Il motivo? Si è scagliata pubblicamente contro la gestione del commissario regionale uscente Alessandro Urzì, chiedendone le dimissioni. Posizioni e affermazioni considerate capaci di far perdere credibilità e consensi” all’intero gruppo. Così, a una settimana dal congresso – previsto per sabato 17 febbraio – l’unico altro nome in lizza per la presidenza trentina resta quello di Alessandro Iurlaro, sostenuto proprio dal coordinatore uscente Urzì.

Nella sentenza emessa dai probiviri di Fratelli d’Italia nei confronti di Ambrosi – nota anche per la sua battaglia (poi persa) contro gli autovelox – viene contestata la natura pubblica delle sue critiche. Criticare internamente la linea dei dirigenti del partito, si legge, è legittimo, ma “ben diverso” è invece quando la contestazione avviene pubblicamente, perché una forza politica deve mostrare “unità di intenti e compattezza“. Il documento di 5 pagine è firmato dai membri della Commissione nazionale di disciplina e garanzia, presieduta dall’avvocato Roberto De Chiara. Nello specifico alla deputata trentina viene contestata una violazione dell’articolo 4 del Codice etico di FdI per “aver portato dinamiche di conflitto interne a occupare la stampa con toni e modalità tali da delegittimare” il coordinatore Urzì e ledere l’immagine e l’autorevolezza” di Fratelli d’Italia.

Nel provvedimento si citano alcune chat scambiate da Ambrosi con esponenti locali del partito, e articoli che riportano sue dichiarazioni pubbliche rese nei confronti di Urzì. I probiviri fanno però una distinzione tra i due piani: se da un lato “il dibattito interno al movimento rappresenta una componente essenziale della dialettica politica” e il contenuto di una chat privata non può essere motivo di sanzione disciplinare (a meno che non venga diffusa all’esterno dai “diretti interessati”), dall’altro la “pubblicizzazione del dissenso” può nuocere all’immagine del partito. Sulla sospensione si è espresso lo stesso Urzì, negando un proprio coinvolgimento diretto: “La decisione è dell’organo interno di garanzia del partito. Che ha esaminato la grande massa di contestazioni formali e non politiche mosse ed il rispetto del codice etico del partito. Non c’è alcuno zampino da parte di nessuno”, ha specificato all’AdnKronos.

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