Anche l’eurodeputata Maria Arena è stata inserita tra i sospettati nell’inchiesta sulle presunte mazzette pagate dal Qatar e dal Marocco a rappresentanti delle istituzioni europee. La politica belga, già coinvolta nell’inchiesta con perquisizioni nei suoi uffici e nella sua abitazione ma mai indagata, adesso è stata interrogata senza la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare, come riferito dalla Procura federale belga. Nel luglio scorso, a casa del figlio della politica considerata molto vicina alla presunta mente del sistema corruttivo in seno al Parlamento Ue, l’ex eurodeputato socialista Pier Antonio Panzeri, erano stati rinvenuti 280mila euro in contanti.

Il nome di Arena compare a più riprese nelle carte dell’inchiesta, ma l’eurodeputata non è mai risultata indagata. Davanti alle notizie sempre più insistenti di un suo possibile coinvolgimento nel presunto giro illecito di denaro tra Bruxelles, Doha e Rabat, poche settimane dopo lo scoppio dello scandalo, l’eurodeputata socialista aveva scelto di dimettersi dal suo ruolo di presidente della sottocommissione per i Diritti umani del Parlamento europeo, una di quelle finite all’attenzione dei magistrati belgi, pur respingendo ogni accusa.

La pressione sull’ex ministra per l’Integrazione sociale del Belgio, complice anche la vicinanza a Panzeri, è tuttavia aumentata all’emergere, nel giugno scorso, del sodalizio commerciale tra il figlio Ugo e quello dell’ex giudice istruttore Michel Claise, Nicolas, co-azionisti di una società di cannabis legale. Una circostanza che ha portato lo stesso Claise, che Arena ha negato di conoscere “personalmente”, a lasciare la guida del caso per sospetto conflitto di interessi. E che ha sollevato dure critiche da parte degli altri indagati per il diverso trattamento ricevuto, sostengono, dalla giustizia.

A luglio gli investigatori hanno fatto irruzione nelle proprietà della socialista a Bruxelles alla presenza della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Dopo il ritrovamento dei 280mila euro nella casa del figlio, l’eurodeputata ha affermato di non conoscerne la provenienza, negando l’ipotesi di un legame con il Qatar o il Marocco. A settembre, in un’intervista rilasciata alle testate Le Soir, La Libre e Le Monde, Arena si è allo stesso modo smarcata dalla vicinanza al pentito Panzeri. “Non è più mio amico. Spero di non rivederlo mai più in vita mia”, ha affermato assicurando di non aver mai avuto una relazione sentimentale con lui come circolato a più riprese.

A fine novembre la procura federale del Belgio aveva fatto sapere di non voler avanzare, almeno per il momento, una richiesta di revoca dell’immunità per l’eurodeputata, ritenendo che la misura non fosse “giustificata” poiché necessaria soltanto per “alcuni atti investigativi, come un atto d’accusa o un mandato d’arresto”. La mancata revoca dell’immunità non impedisce tuttavia alla giudice istruttrice Aurélie Dejaiffe di mettere Arena sotto accusa.

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