Un panorama a dir poco metafisico, soffuso di nebbia nel pallido sole di mezzogiorno, si può ammirare dalla balaustra affacciata sul lago, accanto alla villa cinquecentesca disegnata da Sammicheli. “Sul Garda, se i cancelli sono verdi, sono verdi, non in corten, il colore della ruggine che piace tanto agli architetti moderni. E le piante sono i cipressi, gli agrumi, gli ulivi… Io mi sforzo di conservare la tradizione e ciò che rimane dell’estetica nel paesaggio in questo luogo affascinante che ho la fortuna e l’onere di custodire”. Guariente Guarienti, conte di Brenzone, guarda le tre gru che sovrastano la punta di San Vigilio, trasportando i loro carichi persino sopra il tetto della barchessa. Scruta i cumuli di terra, le colate di cemento, i camion, gli operai al lavoro. Allarga le braccia: “A me tutto questo pare uno scempio…”.

Il nobile, il re dei tortellini e un’atmosfera incomparabile che rischia di scomparire. Lì dove un tempo hanno soggiornato o sono transitati Napoleone, D’Annunzio, Churchill ed Hemingway, è scoppiata la guerra. Un conflitto tra famiglie, il blasone del sangue dei Guarienti e quello dell’industria di Giovanni Rana, uno degli imprenditori veronesi di maggior successo. È anche una battaglia tra il piccolo mondo antico di un borgo incantevole e la modernità di un restauro che si trasforma in investimento turistico per ricchi, un ristorante stellato e un albergo con 6 suites e vista sulla baia delle Sirene, una spiaggia solo per chi può permetterselo.

A lanciare la prima granata è stato il conte, pochi giorni fa, con un video girato con i droni, in cui la punta di San Vigilio si interroga – parlando in prima persona – sul proprio martoriato destino. Le immagini sono diventate virali, ma il nome di Rana ha faticato ad emergere nelle cronache locali. Eppure il fondatore del famoso pastificio è stato per 24 anni inquilino dei Guarienti nella grande villa. Quando è stato sfrattato, sono cominciate le battaglie, perché Rana ha comperato le proprietà di Emanuela Guarienti, terreni, edifici e la baia. Ne è nato un contenzioso con gli altri due fratelli, Agostino e Guariente. Le carte bollate non sono finite neppure vent’anni dopo, mentre la spartizione ha portato ad Agostino la locanda sul lago, un bar e il porticciolo, a Guariente la villa storica e il giardino di straordinaria bellezza.

Lo scontro si è fatto cruento qualche mese fa, quando sono cominciati i lavori della società Soledad, tre appalti per il restauro (2 milioni di euro), l’impiantistica (380 mila euro) e la sistemazione del parco (50 mila euro). “Dove sono gli ulivi che hanno sradicato? Perché uno sbancamento di queste proporzioni? Che cosa vogliono realizzare per davvero?” chiede il conte. Con il cantiere, crescono i dubbi. L’avvocatessa Lorenza Ragnolini, consigliera comunale di Garda Futura: “Ho sempre denunciato il rischio di scempi. La Sovrintendenza mi aveva assicurato che non si sarebbe fatto nulla, visto che c’è un vincolo monumentale. Anzi, i vincoli sono tre”. Il primo tutela le rive del lago, il secondo il paesaggio, il terzo protegge il complesso storico. Le minoranze sono sul piede di guerra e hanno chiesto un consiglio comunale straordinario. In una comunità dove girano tanti soldi e interessi, vogliono vederci chiaro sulla trasformazione in atto a San Viglio, uno dei luoghi più fotografati del lago.

Sul fronte opposto, il sempreverde Davide Bendinelli, al potere da vent’anni, assicura: “Non ci sarà un metro cubo in più”. Gli fa eco l’architetto Piero Vantini, responsabile del progetto. “Sui tre edifici sarà effettuato solo un intervento conservativo, senza aumento di volume e con grande attenzione al restauro. In questo momento il cantiere è nel suo momento peggiore, ma tutto sarà sistemato e coperto”. Anche la piastra in cemento e gli ulivi asportati? “Certo, la piastra serve per le centrali termiche ed elettriche. Poi realizzeremo fogne, acquedotto e rifornimento elettrico, di cui San Vigilio è mancante. Enel ci ha imposto una centralina esterna e la rivestiremo di pietra”. La collina sembra trasformata… “Alla fine non si vedrà più niente e tutti i 1.200 ulivi saranno al loro posto”.

In ogni caso San Vigilio è diventato un piccolo grande caso nell’Italia degli sfregi ambientali.

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