Il crescente distacco tra cittadini e istituzioni che si registra negli ultimi tempi è un fenomeno complesso. Non è ascrivibile solo a qualunquismo, disinteresse o protesta più o meno consapevole. È indice di qualcosa di più grave: una radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento, di tutela del bene comune ed emancipazione sociale, che oggi interessa in particolare i più poveri e i più svantaggiati. Mentre la nostra classe politica, al netto delle dichiarazioni di principio e dei buoni propostiti, non solo non sembra preoccuparsi di questo fenomeno; fa comodo e in alcuni casi arriva addirittura ad incentivarlo.

La storia che sto per raccontare si svolge a Levate, un piccolo centro abitato di 4.000 abitanti in provincia di Bergamo. Questo centro abitato ospita sul suo territorio la SA.BO. S.p.A., una grande società chimica operante nel campo della produzione di tensioattivi, prodotti chimici speciali per la cura personale e additivi per materie plastiche e rivestimenti. La principale materia prima impiegata per la sintesi dei tensioattivi è un composto organico chiamato ossido di etilene (C2H4O). Un gas estremamente infiammabile, esplosivo, classificato dallo IARC nel gruppo “1” delle sostanze di accertata cancerogenicità. Tale sostanza è considerata mutagena e tatratogena. Per questo motivo la società è soggetta a quanto disposto dal D.lgs 105/15 (ex. Seveso) in quanto depositaria di sostanze che la classificano a rischio d’incidente rilevante.

La società in oggetto nel 2020, avendo l’esigenza di incrementare nuovi edifici e spazi nel suo sito produttivo, non disponendo dei volumi necessari, presenta al comune una richiesta per la realizzazione di un piano attuativo in variante al piano di governo del territorio (PGT). L’amministrazione comunale attiva la procedura prevista dalla legge per le varianti urbanistiche ai sensi della legge regionale 12/05 e tale variante viene adottata dal Consiglio comunale.

A questo punto, secondo quanto previsto dalle leggi vigenti sul territorio della Repubblica italiana, la delibera viene pubblicata per 30 giorni affinché tutti ne possano prendere visione e nei successivi 30 giorni chiunque (cittadini, gruppi, associazioni portatrici d’interesse diffuso) può presentare osservazioni e suggerimenti.

Nella fattispecie, un gruppo di 55 cittadini presenta quattro osservazioni che chiedono di modificare alcuni articoli della convenzione urbanistica, chiedendo che l’azienda – ottenendo dall’amministrazione quanto richiesto – investa maggiori risorse in sicurezza e tutela dell’ambiente, indicando anche con precisione dove investire. Dal punto di vista tecnico e come impegno economico per l’azienda, le richieste sono modeste: si chiede di ottemperare preventivamente a tutti gli obblighi di sicurezza non ancora attuati contenuti in una precedente relazione a seguito di una sanatoria; si chiede d’installare un sistema automatico in continuo di analisi dell’ossido di etilene e del carbonio organico volatile sulle emissioni in atmosfera; si chiede di eseguire un Elaborato di Rischio d’incidente rilevante (Erir) sulla capacità teorica dell’impianto. Insomma, nulla di particolarmente eclatante,

I cittadini specificano come “incipit” alle loro richieste che esse sono formulate con spirito collaborativo, nell’interesse generale e nel rispetto del territorio, al fine di tutelare al meglio la qualità della vita della comunità.

La sera del 13 luglio 2022 il Consiglio comunale di Levate approva definitivamente il piano attuativo in variante al PGT e respinge tutte le osservazioni dei cittadini. La mattina dopo, 14 luglio 2022, con la delibera non ancora pubblicata, l’amministratore delegato di SABO S.p.A. querela per diffamazione il cittadino primo firmatario delle osservazioni. Partendo dal presupposto che gli impianti della sua azienda sono quanto di meglio possa esistere, ritiene diffamatorio che dei cittadini della comunità locale possano anche solo chiedere maggiori sicurezze.

Il Pubblico Ministero che esegue l’indagine dopo due mesi ne chiede l’archiviazione, SABO S.p.A. ingaggiando un grosso studio legale di Bergamo fa opposizione presentando una lunghissima memoria. La querela viene archiviata definitivamente il 3 febbraio 2023 dal giudice, il quale nelle motivazioni accluse riconosce il diritto di critica dei cittadini, la continenza verbale del testo delle osservazioni, il contesto in cui sono state formulate, il pregnante interesse generale nella salvaguardia dell’ambiente in cui gli stessi risiedono.

Va ricordato che dal fascicolo archiviato si è poi scoperto che è stata l’amministrazione comunale di Levate a fornire celermente (nel giro di poche ore dall’avvenuto protocollo del documento) all’azienda l’elenco dei firmatari delle osservazioni. Da sottolineare poi come, nei sei mesi in cui si è dispiegata la vicenda, nessun consigliere comunale di nessuna forza politica ha mosso un dito o speso una parola pubblicamente a tutela della libertà di pensiero dei cittadini che rappresentava, sancendo di fatto un distacco e un’autoreferenzialità che danno la dimensione del livello a cui ormai sia scaduta la nostra classe politica.

Il povero cittadino interessato ha dovuto farsi assistere da un legale con relativo esborso economico e perdita di tempo: una sensazione da “tutto è premesso” al politico, senza che esistano colleghi che s’interessino anche di chi ha meno potere e risorse economiche per far valere le proprie ragioni. Una sensazione talmente disgustosa che se probabilmente i protagonisti di questa vicenda non avranno più alcuna voglia di interessarsi in prima persona alla cosa pubblica, non li si potrà biasimare troppo; né ci si può poi lamentare troppo se i cittadini in generale si staccano dalla politica, non vanno a votare e pensano ad altro.

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