Tornano i voti tradizionali. Dal 2020, alla scuola primaria – cioè le vecchie ‘elementari’ – i sistemi di valutazione tradizionale erano stati abbandonati in favore dell’utilizzo dei livelli di apprendimento (avanzato, intermedio, base e in via di prima acquisizione). Ora un emendamento del governo al Ddl Valditara – che attualmente è all’esame della commissione Istruzione del Senato e ha come relatrice Carmela Bucalo di Fratelli d’Italia – punta a reintrodurre l’obbligo dei cosiddetti giudizi ‘sintetici’.

Come osservato dal Sole24ore, è la decima volta in circa cinquant’anni che i voti alle elementari vengono cambiati. L’attuale valutazione, entrata in vigore durante il governo Conte, con il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, non piaceva ai partiti della maggioranza, in particolare Lega e Fratelli d’Italia. Il ritorno ai voti era stato già annunciato, a novembre 2023, dalla sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia. L’intenzione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni era già chiara: “Il giudizio, introdotto nella scorsa legislatura, ha creato solo confusione nelle famiglie, complicando il lavoro dei docenti”, ha detto in un’intervista all’Ansa la sottosegretaria.

L’emendamento fa parte di una riforma più ampia, mirata a semplificare il processo valutativo nelle scuole di ogni ordine e grado. Il passaggio dai livelli di apprendimento ai giudizi tradizionali si prefigge di rispondere al bisogno di chiarezza espressa dalle famiglie, secondo quanto riferito da FdI. Come evidenziato dalla vicepresidente del dipartimento istruzione Bucalo, infatti, e come riportato da Orizzonte Scuola, le famiglie si sentivano “disorientate dal precedente sistema“. La riforma, come spiegato ancora dalla testata giornalistica sul mondo della scuola, prevede anche l’obbligatorietà delle valutazioni in decimi nel primo quadrimestre per tutti i gradi di istruzione, introducendo così un elemento di novità rispetto alla prassi di alcune scuole di omettere i voti in questo lasso di tempo.

Un altro aspetto fondamentale della proposta riguarda la stretta sulla condotta degli studenti. La riforma prevede infatti conseguenze più severe per gli studenti che manifestano comportamenti scorretti. E programmi di cittadinanza attiva per gli studenti che ottengono la sospensione. Oltre al disegno di legge all’esame del Senato sul maggiore peso al voto in condotta, allo stesso tempo, per il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara l’istituto della sospensione va dunque completamente ripensato, e sarebbe “da vivere all’interno della scuola o attraverso attività di cittadinanza solidale”.

Inoltre situazioni di grave inadeguatezza comportamentale potrebbero precludere la promozione alla classe successiva o l’ammissione agli esami di Stato. E da questo punto di vista, ha sottolineato l’esponente del governo Meloni facendo riferimento ai numerosi casi di aggressione accaduti a scuola negli ultimi mesi, “è necessario che divenga presto legge un’altra proposta, già approvata in prima lettura da questa Camera, che innalza le pene per chi aggredisce gli insegnanti o il personale scolastico”.

Oltre a ciò “sono convinto – ha proseguito Valditara – che si debba introdurre una ulteriore, specifica sanzione risarcitoria – che stiamo elaborando insieme con il Ministro Nordio – per il danno reputazionale che le scuole ricevono dall’aggressione dei propri dirigenti scolastici, dei propri docenti o del personale in generale: perché è evidente che chi aggredisce un dipendente della scuola aggredisce lo Stato, minando, nel profondo, la credibilità e l’autorevolezza dell’istituzione”. Motivi per i quali “non è più tollerabile anche il fenomeno delle occupazioni”, ha rimarcato, ricordando la circolare ministeriale che indica ai dirigenti scolastici la necessità di addebitare agli studenti responsabili le spese per i danni e per le pulizie e, più in generale, per il ripristino delle aree dedicate alla didattica.

L’obiettivo di queste iniziative è avviare una “rivoluzione culturale che porti alla riaffermazione di valori di buon senso, che si sono incredibilmente dispersi: il rispetto delle persone, il rispetto delle regole e delle istituzioni, il senso di responsabilità, un ritrovato rispetto per l’autorità”, ha spiegato ancora il ministro. Tutto “con il pieno coinvolgimento delle famiglie – ha concluso -nel patto educativo con la comunità scolastica”.

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