Il centrodestra va all’assalto della legge sulla caccia con l’intenzione di stravolgerla per favorire i cacciatori. E gli animali? Saranno uccisi in numero ancora più elevato. Il tutto a discapito della biodiversità e della sicurezza pubblica. I punti problematici della legge “spara-tutto” sono numerosi: dalla caccia libera su tutto il territorio nazionale, sette giorni su sette, per cinque mesi, all’attacco alle associazioni ambientaliste, che non potranno più salvaguardare la legalità in relazione ai calendari venatori emanati dalle Regioni.

Il Fatto Quotidiano lancia una petizione su IoScelgo (FIRMA QUI) per chiedere al Parlamento di fermare questa legge, che se approvata arrecherebbe un danno alla natura ed esporrebbe l’Italia al rischio di nuove procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea. Dieci associazioni ambientaliste hanno già firmato la petizione. Si tratta di Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa, Federazione Nazionale Pro Natura e Wwf Italia. Firmala anche tu, blocchiamo la legge.

CACCIA, NO ALLA LEGGE SPARA-TUTTO DELLA LEGA: IL PARLAMENTO LA FERMI – FIRMA LA PETIZIONE SU IOSCELGO

Tirare dritto, forzando i tempi, pur di arrivare al risultato prima delle Europee. In questi giorni il centrodestra (con Lega e Fratelli d’Italia in testa) sta lavorando con sorprendente zelo col chiaro intento di liberalizzare il più possibile la caccia – favorendo chi la pratica – stravolgendo la legge 157/92. E così si è acceso lo scontro politico in commissione Agricoltura, dove tre settimane fa è stata incardinata la proposta di legge del deputato leghista Francesco Bruzzone (qui tutti i dettagli). Le opposizioni, infatti, hanno accusato la maggioranza di non rispettare le loro prerogative, tagliando i giorni a disposizione per presentare gli emendamenti, accorpando la discussione generale all’esame degli stessi emendamenti e mettendo in luce gli aspetti negativi del provvedimento. L’obiettivo dei partiti di governo? Accelerare e votare la proposta del Carroccio prima del rinnovo del Parlamento europeo, così da vendere il risultato ottenuto a quella fetta – consistente – di elettorato che pratica l’attività venatoria per fini ludici (o che, per interessi, vi ruota intorno). Non a caso lo stesso Bruzzone, tre giorni fa, ha annunciato di candidarsi per Bruxelles (e lo sarà anche il presidente della commissione, il leghista Mirco Carloni).

E non fa nulla se poi, durante la corsa, pur di soddisfare i propri elettori, si perdono pezzi importanti e si approvano leggi contrarie al diritto comunitario. Come è successo, per esempio, col caso del piombo nelle munizioni (denunciato da ilFattoQuotidiano.it) o con la violazione della direttiva Uccelli: vicende che sono costate al governo l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea. “Comprimere ogni spazio di confronto” su un argomento così importante, ha detto il vicepresidente della Camera, Sergio Costa (M5s), “è profondamente sbagliato. La qualità della discussione, l’incontro sul piano del confronto è irrinunciabile. Abbiamo chiesto non solo una relazione del governo su vari aspetti del provvedimento ma anche una relazione del Cnel per un approfondimento tecnico giuridico sul profilo di costituzionalità“. L’ex ministro dell’Ambiente, peraltro, è primo firmatario di un’altra proposta di legge che mira a circoscrivere l’attività venatoria, col fine di tutelare gli animali e gli ecosistemi. Altre proposte di legge sono arrivate dall’Alleanza Verdi-Sinistra italiana e dalla deputata Michela Vittoria Brambilla (tutti concordi, insieme al Pd, nel condannare la proposta di legge del centrodestra).

Ma il testo base da cui si partirà in commissione sarà proprio quello di Bruzzone. Questi, in una recente diretta sui social, ha definito le tre iniziative parlamentari “proposte di disturbo”; e si è lamentato del fatto che dovrà leggere e valutare 1775 emendamenti: “Così si intasa il Parlamento – ha detto – ci sono altre priorità rispetto alla caccia”. Peccato che poco dopo lo stesso Bruzzone abbia raccontato di essere “entrato in politica per la caccia, ho sempre seguito questo tipo di settore (è il responsabile del ‘dipartimento caccia’ della Lega, ndr)“. Tanto che “anche in Europa c’è molto da fare, per esempio va rivista la questione del piombo”. Non per allineare l’Italia alla direttiva dell’Ue che lo limita, no: ma per scongiurare il rischio “che lo vietino non solo nelle zone umide, ma ovunque“. Le priorità secondo Bruzzone, insomma.

Le accuse al centrodestra non vengono mosse solo dai partiti di opposizione, ma anche dalle associazioni ambientaliste. Dieci sigle (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa, Federazione Nazionale Pro Natura e Wwf Italia) hanno chiesto di ritirare la proposta di legge. E l’hanno contestata in audizione in Parlamento. “Purtroppo però la maggioranza non ha voluto valutare i nostri rilievi – spiega Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf – e il rischio è che accada ciò che è successo col piombo. Mesi fa avevamo previsto la procedura d’infrazione da parte dell’Ue, che puntualmente è arrivata. Ora abbiamo denunciato lo stesso pericolo con questa legge. Alla violazione della direttiva Uccelli, peraltro, si aggiunge la violazione della Convenzione di Aarhus, ratificata dall’Italia nel 2015″. Si tratta del trattato internazionale che vincola gli Stati aderenti a garantire, in materia ambientale, l’accesso alle informazioni, alla giustizia e alla partecipazione alle decisioni legislative. In questo senso la proposta di legge di Bruzzone violerebbe la Convenzione perché cancella la possibilità, da parte delle associazioni ambientaliste, di impugnare i calendari venatori di fronte ai giudici amministrativi.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
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