Ci sono due nomine al Csm che tardano ad arrivare, per motivi diversi. Ed entrambe sono “sensibili”, quella del segretario generale del Csm, che si interfaccia con il Quirinale, e quella del procuratore generale di Roma, che è competente anche per la convalida delle intercettazioni preventive, dei servizi segreti. Partiamo da questa ultima per dire che secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano salgano le quotazioni di Antonio Patrono, procuratore di La Spezia, ex consigliere del Csm di Magistratura Indipendente, che gode la stima di tanti colleghi, a livello trasversale.

Nel caso della corsa a Pg di Roma le sue quote salgono nella misura in cui è caduto in disgrazia, politicamente parlando, Giuseppe Amato, procuratore di Bologna, di Unicost, che era sempre stato visto come il candidato più quotato. Ma in zona governativa del Csm è stata registrata “una certa ostilità verso Amato”, ci raccontano, che avrebbe molto a che fare con il pensiero ultra cattolico del magistrato ora potente sottosegretario a palazzo Chigi, Alfredo Mantovano. Ma cosa è successo nella procura di Bologna da suscitare questa “certa ostilità?”. Le voci di corridoio la riconducono a una richiesta di archiviazione fulminea, firmata da Amato, della posizione di Marco Cappato e altre due attiviste dell’associazione Luca Coscioni che un anno fa si auto-denunciarono per aver accompagnato in Svizzera un’anziana gravemente malata di Parkinson che aveva deciso il suicidio assistito.

Dalle indiscrezioni raccolte, inoltre, non viene data alcuna possibilità di essere nominato Pg di Roma a un altro dei candidati, Michele Prestipino, il “deposto” procuratore di Roma dopo i ricorsi vinti dagli esclusi dalla nomina, post scandalo Palamara, Marcello Viola e Franco Lo Voi, quest’ultimo poi, come noto, diventato il procuratore della capitale. Per quanto riguarda, invece, l’altra nomina “sensibile”, quella del segretario generale del Csm, non si riesce a trovare la quadra all’interno del Comitato di presidenza, competente per la proposta al plenum.

Il Fatto, a dicembre, ha già dato conto del braccio di ferro sotto traccia tra il vice presidente Fabio Pinelli e la presidente della Cassazione, Margherita Cassano, che vogliono due candidati diversi. Ebbene, il candidato che avrebbe voluto Pinelli, ovvero il suo fido consigliere giuridico, Roberto Mucci, non ha alcuna possibilità di essere nominato. Tutta “colpa” di Pinelli che in Consiglio è sempre più isolato. Invece, il candidato di Cassano sale di quotazione. Si tratta del sostituto pg della Cassazione Gianluigi Pratola, di Magistratura Indipendente come lei. Ha l’appoggio dei togati di Mi ma potrebbe ricevere anche i voti di Area, la corrente progressista, in fase ancora di riflessione.

Questo “attivismo” di Cassano non piace, però, ai laici del centro-destra quasi quanto il modo di fare, dicono, “da amministratore delegato” di Pinelli mentre l’altro membro del Comitato di presidenza, il Pg Luigi Salvato, di Unicost vuole stare fuori dalla mischia e aspetta. Il candidato che vorrebbero votare i laici di centro-destra è Domenico Airoma, procuratore di Avellino che gode dell’appoggio anche di consiglieri togati, i centristi di Unicost. Ma stanno pensando di votarlo, data “la stima professionale”, ci dicono, anche Md, sinistra e gli indipendenti, soprattutto perché non è segnato da attività correntocrate. Ha, però, un’amicizia di peso, quella con il sottosegretario Alfredo Mantovano. Il magistrato ora a palazzo Chigi è il presidente del centro cattolico Rosario Livatino e Airoma è il vice presidente. Insomma sulla nomina del segretario generale del Csm ci sono ancora dei veti incrociati. Di qui lo stallo anche perché il Comitato di presidenza, per motivi di immagine istituzionale, non può avanzare più proposte.

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