La commedia dell’assurdo: così si potrebbe definire la vicenda della pista da bob di Cortina. Protagonista la politica regionale e nazionale, che appare di stampo leghista per dimostrare forza e potere davanti all’elettorato. Un copione già visto! Né più né meno che lo stesso andato in scena in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, quando la politica nazionale impose la costruzione della pista di Cesana, che per le insostenibili spese di gestione fu abbandonata nel 2010, quindi vandalizzata negli anni fino a diventare una discarica a cielo aperto.

Questa triste sorte avrebbe dovuto insegnare qualcosa ai nostri attuali governanti, ma si sa, la vanagloria ha spesso il sopravvento sulla ragionevolezza. Neppure le dichiarazioni del Cio, che ha sempre richiesto di utilizzare per i Giochi impianti esistenti e già funzionanti, sono state ascoltate. Il Cio, si sa, non può impedire la costruzione della pista di Cortina che è competenza della Società Infrastrutture Milano-Cortina 2026, agenzia partecipata del Ministero delle Infrastrutture e finanziata con fondi del governo italiano.

Per due anni la farsa è andata avanti con un susseguirsi di notizie contraddittorie sui costi (inizialmente 47 milioni, poi 61 milioni nel 2021, 85 nel 2022 e infine 128 nel 2023) e poi sui vari progetti che si sono susseguiti e sulle gare di appalto, ben tre, di cui le prime due sono andate deserte a causa dell’importo troppo basso e i tempi strettissimi per realizzare l’opera, mentre la terza – di pari importo ma con vari tagli rispetto al progetto – ha avuto esito positivo.

La costruzione della pista è stata quindi assegnata all’impresa Pizzarotti, che ha promesso di consegnare l’impianto per i collaudi entro marzo 2025, iniziando i lavori il 19 febbraio. Con tutto il rispetto nei confronti di questo costruttore, la sua sembra anche agli addetti ai lavori un’impresa impossibile, anche se per lavorare in inverno utilizzerà maestranze norvegesi abituate alle temperature rigide. Ma quest’opera voluta a tutti i costi per affermare l’italianità non doveva essere un volano di sviluppo per le imprese bellunesi? Altro paradosso di questa assurda commedia!

Oltre al fatto che, per completare la costruzione della pista con quei lavori indispensabili per effettuare le gare olimpiche, il finanziamento di 81.600.000 euro dell’appalto non è sufficiente e sono necessari ulteriori milioni extra budget. Cosa che più che un paradosso è da tempo una normalità nel nostro paese. Extra budget che comunque si aggiungono al finanziamento totale di 128 milioni stanziati per tutti e tre i lotti in cui è stata frazionata l’opera: la demolizione della vecchia pista, la costruzione della nuova e il memoriale “Eugenio Monti”.

Tutti questi milioni per un impianto sportivo che una volta terminati i Giochi Olimpici potrebbe essere utilizzato da solamente 59 adepti del bob, dello slittino e dello skeleton, con spese di gestione abnormi: 1.500.000 euro che il Comune di Cortina probabilmente non potrà a lungo sostenere. E’ evidente che con questi costi e senza un serio piano di gestione l’impianto rischia di essere abbandonato.

Ma a parte lo spreco di denaro, ciò che fin dall’inizio ha spinto Italia Nostra ad opporsi, anche nelle aule di tribunale, è la demolizione della vecchia pista, dichiarata di interesse culturale particolarmente importante e soprattutto il devastante impatto paesaggistico sulla Conca Ampezzana, dichiarata di notevole interesse pubblico ai sensi del Codice dei Beni culturali, con la conseguente distruzione del fragile e prezioso ecosistema dell’intero versante sud ovest delle Tofane.

Normalmente, per realizzare opere che comportano ampi sbancamenti e tagli boschivi di una certa entità, si attivano tutte le procedure di valutazione ambientale che le norme italiane ed europee prescrivono obbligatoriamente e in primis la Valutazione Ambientale Strategica. Ciò non ci risulta sia ancora avvenuto, né per il progetto della pista da bob né per tutto il Piano nazionale delle opere da realizzare per le Olimpiadi, che nel Dossier di Candidatura dovevano essere le più sostenibili di sempre.

In quanto a sostenibilità la pista da bob non può certo essere additata ad esempio:
– 5 ettari di suolo naturale da consumare;
– 2 ettari di bosco di larici secolari da eliminare;
– un serpentone di cemento lungo 1.600 metri;
– circa 18.000 mc di edifici;
– 21.890.000 litri d’acqua all’anno prelevati dall’acquedotto comunale;
– 2.000.000 di KWh all’anno.

Senza parlare dei danni alla ricca biodiversità che caratterizza l’area, in particolare il disturbo alla fauna selvatica che da sempre vive e vi transita. Una volta costruita, la nuova pista da bob di Cortina sarà purtroppo il simbolo di uno spregio alla natura nonostante la contrarietà del Cio e delle Federazioni Internazionali degli sport di scivolamento.

Articolo Precedente

Ambiente, online il nuovo numero di EcoFuturo Magazine, la rivista dedicata alle innovazioni ecotecnologiche

next